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RETSIN

Salt Lick (1995) (6.5/10)
Egg Fusion (1996) (6/10)
The Idea/Retsin Family: Vol 1 (1998) (6.5/10)
Cabin In The Woods (2001) (8/10)
Moon Money Moon (2002) (7/10)

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Le Retsin sono Tara Jane O'Neil e Cynthia Nelson (la prima gia' nei Rodan, nei Sonora Pine e poi solista, la seconda poetessa e icona femminile), dedite a un folk minore, minimo e tenero. Una musica che unisce, emotivamente, la tradizione americana del sud (chiamiamola l'America rurale) e l'intimismo e la sensibilita' che si sviluppano come reazione al caos delle megalopoli (chiamiamola l'America urbana).

Partito da premesse umilissime, il duo ha realizzato almeno un capolavoro con Cabin In The Woods

Articolo & Intervista 2001 su Tara Jane O'Neil

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Cabin In The Woods

Carrot Top Records, 2002

Benedette da uno stato di grazia clamoroso, fuori da ogni ragionevole aspettativa, le due ragazze piu' misconosciute d'America esplodono con "Cabin In The Woods", mirabile prosecuzione del disco solista della O'Neil dell'anno scorso.

Due chitarre, un flauto, ogni tanto un violino o una pianola, un banjo e due voci. Tanto basta per quindici canzoni che portano a un livello enorme l'intimismo rurale/urbano dei Retsin. Che qui atterra a miglia e miglia da qualsiasi altra rivisitazione della tradizione americana, una gemma nella famiglia che include anche gli Ida.

Germoglio emotivo della "dual citizenship", la doppia cittadinanza dei Retsin tra Louisville e New York, "Cabin In The Woods" e' l'incontro dell'anima candida del Sud degli Stati Uniti con la febbre che brucia la grande citta'. E' l'individuo che fugge dalla quiete per trovare se stesso e poi fugge ancora dall'alienazione pura della metropoli rifugiandosi verso la semplicita' piu' accogliente. "Folding stories into paper bags", storie che si intrecciano in sacchetti di carta, canta la O'Neil in "Southwater", una immagine splendida e emblematica.

Quindici tracce folkeggianti che, queste si' davvero, sanno di "casa". Hanno un sapore tiepido e confortevole, profondamente umano. Ma di una umanita' lunare, grazie anche a una produzione e a un mixing semplicemente (e sorprendentemente) perfetti, che evidenziano i tocchi di corda, le armonie vocali, e soprattutto una scrittura limpidissima.

Qualche canzone potra' ricordare i Red House Painters, altre Joni Mitchell, altre Natalie Merchant, altre persino Lucinda Williams. Come nei dischi veramente grandi ognuno puo' avere le proprie tracce preferite (da "The Bitter Bar Corner", a "Carnival" e "Southwater") ma l'immagine d'insieme non muta. E' una passerella di frammenti, come per i lirici greci. Ognuno vive di una ricchezza propria, ognuno sembra planare da una nuvola diversa. Come particelle in moto browniano sono briciole che volteggiano e poi si scontrano per caso, tessendo una ragnatela di riflessi che illumina a giorno l'insieme.

Non si pensi, da ultimo, che qui si stia facendo una qualche difesa passatista contro musiche piu' "nuove/innovative" e ostiche. Esiste, secondo il mio modesto avviso, un terreno comune sul quale si possono ascoltare Lesser, Daft Punk, Francisco Lopez, Deltron 3030 e Jeff Buckley.

E' all'interno di tale visione "aperta" che, senza vergogna, si puo' ascoltare un disco "tradizionale" come quello dei Retsin. E lo si puo' persino trovare grandissimo.

In tantissimi tornino in studio a rifletterci sopra.

8/10

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Moon Money Moon E:elettro, 2002

EP che non aggiunge molto a Cabin In The Woods se non confermare il talento del duo. Le tracce sono anzi probabilmente delle outtakes del disco dell'anno scorso, ma non vi avrebbero sfigurato ne' "Duck Out", ballata per voce e armonica, ne' "Pauline And Susie", danza di paese a due voce. Con un dono per le melodie e gli arrangiamenti, e con una produzione impeccabile, le Retsin sono tra i piu' grandi talenti in circolazione

7/10

© Lorenzo Casaccia, 2002