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DON CABALLERO

For Respect (1993) (8/10)
2 (1995) (7.5/10)
What Burns Never Returns (1998) (7/10)
Singles Breaking Up (1999) (7/10)
American Don (2000) (6.5/10)

I Don Caballero nascono a Pittsburgh all'inizio degli anni '90 con il chitarrista Mike Banfield e il batterista Damon Che, cui si aggiunse poi l'altro chitarrista Ian Williams (al basso è sempre regnato il turnover).

Autori di un rock puramente strumentale, duro e geometrico, iniziatori del math-rock, palcoscenico per uno dei più vulcanici batteristi di sempre, i Don Caballero sono stati tra i gruppi fondamentali del decennio, riportando alla ribalta parole che si credevano in disuso quali: tecnica, heavy metal, tapping, Robert Fripp, King Crimson.

Lo spettacolare esordio dei Don Caballero e' For Respect, disco di rock pesante (nel senso di chiassoso) in cui dominano il timbro della chitarra (ora saturo, ora riverberato, sempre spigoloso) e le evoluzioni della batteria (con sincopi ed accelerazioni di casse e rullante). L'ispirazione principale viene probabilmente dall'inedita accoppiata Slint - King Crimson. Il rock freddo, pieno di accenti e ricami, dei primi emerge in un brano come "Rocco", mentre la perizia strumentale dei secondi eccheggia un po' dappertutto. I Don Caballero sono chitarristi che non hanno ascoltato tanto i solisti come Hendrix o Gilmour, quanto i grandi accompagnatori. Questa e' una musica che bandisce gli assoli, ma non gia' a favore del ritmo (come fece la new wave), quanto a favore del rumore. "Well Built Road" potrebbe esserne il degno manifesto, con le due progressioni e i suoi stop & go.

Il discorso prosegue su 2, disco altrettanto spettacolare e se possibile piu' ambizioso (per lo meno nella durata). Un attacco furioso come "Stupid Puma" travolge l'ascoltatore con uno stile che non e' hard, non e' heavy, non e' grind e non e' free-jazz, ma un mix impressionante di tutti questi generi. "Tokyo" lo affascina con giochi quasi avanguardistici e poi lo tramortisce con in finale apocalittico con tanto di sega elettrica. "Repeat Defender" riflette l'erudizione e l'ironia del duo Williams-Banfield. I King Crimson di "Red" sono una influenza fondamentale (con anche un paio di citazioni quasi esplicite) in un disco che, come il precedente, dovrebbe stare nel lettore di ogni chitarrista.

Nel 1997 le cose cominciano a cambiare allorche' Williams esce allo scoperto con gli Storm And Stress. In What Burns Never Returns la musica sembra essersi "svuotata", come se la massa sonora dei dischi precedenti si fosse rarefatta. Ne e' un segnale l'apertura con "Don Caballero 3", brano cerebrale quant'altri mai, lunga suite fatta di sfumature, umori, figure ripetute allo sfinimento, grande cambiamento dagli assalti all'arma bianca di un tempo e di fatto un nuovo manifesto per il gruppo. Se 2 era frippiano, What Burns poi e' belewiano, tra ironie, giochetti e bizzarri barriti ("Slice"). Disco involuto e meno carnale rispetto ai predecessori, soffre sicuramente l'imponenza di quelli.

Singles Breaking Up raccoglie diversi singoli, inclusi sei del periodo 1991-1992.

Di American Don, il disco della fine del 2000 dei Don Caballero la prima cosa che colpisce è la line-up. Non c'è più Mike Banfield che pure aveva fondato il gruppo (all'inizio era un trio senza Ian Williams), e il nuovo bassista (quarto in quattro dischi) è tale Eric Emm. Ferme restando le presenze di Damon Che alla batteria e di Williams (anche nei chiacchierati Storm & Stress) alla chitarra, ed assumendo che i fantomatici Eric Emm, Erich Emm ed Eric Topolsky (il secondo e il terzo dai dischi di Storm & Stress) siano sempre la stessa persona, questa band altro non è se non, appunto, gli Storm & Stress con il drago Damon Che al posto di Kevin Shea. Se servisse come conferma, ci sono pure i titoli, buffi e lunghi come per l'altra band, del tipo "Diciamocelo, amico, non avevi bisogno di quell'operazione all'occhio".

Williams un posto di eccellenza nel rock moderno con i suoi tentativi di ridefinire il brano rock, in modo istintuale negli Storm & Stress ed in modo scientifico negli strumentali dei Don Caballero. I primi si librano in volute caotiche, in non-canzoni dal fascino morboso; i secondi, in questo disco, si focalizzano su un frammento frattale di caos e lo mandano in loop, forti di una batteria che, al momento, è la differenza principale tra le due band.

In fondo entrambe le band sono figlie della rivoluzione promossa dagli Slint, e ci sono palesi legami di parentela tra la chitarra di "American Don" e quella di "Under Thunder And Fluorescent Light" (il disco degli Storm & Stress del 1999). Li si trovano tra l'arpeggio di "Ones All Over The Place" e l'apertura di "The Sky's The Ground…", tra le gocce di suono di "The Peter Criss Jazz" e quelle di "An Address That Was…", tra il riff iterato di "Fire Back About Your New Baby's Sex" e la chiusa di "Our Lady Of Burning Thorns".

Semplicemente, differenza di timbri (ma è questione di produzione, qui alla consolle c'è Albini) a parte, "American Don" è in superficie più ordinato, forse meno estremo e più accessibile, almeno nelle intenzioni, sebbene il canto sia assente. Gli esegeti della band potranno dire che in realtà era una evoluzione già scritta: bastava sentire "The World In Perforated Lines" dal disco precedente, e levare la distorsione in sottofondo; o magari "If You've Read Dr. Adder…" dalla raccolta di singoli, che già nel 1995 proponeva traiettorie simili. Ed è vero. Certo è che sentendo "I Never Liked You", ad un fan della prima ora potrà sembrare che si siano dimenticati la traccia di Banfield, e altri potranno rimpiangere che la batteria non è più al centro della scena come un tempo.

Ma quella era un'altra storia: quella del 2000 racconta che Ian Williams ha ridotto ulteriormente la cesura che esisteva nel 1997, quando uscì con gli Storm & Stress, tra quel gruppo e i Don Caballero. Va però detto che se For Respect era quasi sinfonico nelle sue geometrie e se gli Storm & Stress riescono a trovare quel barlume di poesia che riluce nel disordine e nel vuoto, la direzione (l'esistenza?) dei nuovi Don Caballero, dopo questo disco, è ancora da mettere a fuoco.

Dopo questo disco sorge il sospetto che - e non che sia un delitto - forse i Don Caballero si avviino ad essere un side-project degli Storm & Stress.

Il risultato e' che nel 2001 i Don Caballero si sciolgono.

 

© Lorenzo Casaccia, 2005