STREETS
Original Pirate Material (2002) (8/10)
A Grand Does Not Come For Free (2004) (4.5/10)
The Streets e' Mike Skinner, il vero fenomeno del 2002. Una base UK garage appena
un poco pomposa, e un tipo dal forte accento che un po' parla, un po' canta,
un po' rappa. Tanto basta per creare un mito.
Per The Streets l’emancipazione dagli stereotipi dell’hip hop di colore è totale. Il suo “hip hop bianco” è qualcosa di veramente nuovo - chiaramente le liriche giocano un ruolo chiave - e lo si sente seguendo passo passo i suoi quadretti di vita giovanile nei sobborghi inglesi (ma potrebbero applicarsi quasi tutti alla provincia italiana).
L'analisi vale fin dal
primo brano di Original Pirate Material, con i versi
"Sit back in yer throne, turn off yer phone / Cos this is our zone / Videos,
television, 64’s, Playstations / Few herbs and bit of Benson", in una Has
It Come to This snodata su in liquido riff di piano, che contro quei beats
galoppanti suona cosi' lento e incerto, come i sensi dopo essersi fumati una
canna. La poetica intimista di Skinner, che e' quella che riflette la sua generazione
molto piu' della "black culture" di MTV e' gia' tutta qui. Anche nel
classico brano di autoglorificazione (Sharp Darts), presente come nella
consueta tradizione rap & ragga, si percepisce quella lieve ironia di fondo,
che e' poi la stessa che colora la malinconia di tutti gli altri brani, come
nei versi abbandonati di Street Level ("Apparently there's a whole
world out there somewhere / It's right there, right there / I just don't see
it, I just don't see it"), e nelle plastica tastierata ed autunnale di
It's Too Late.
Skinner è il primo
rapper bianco veramente credibile all’interno di un contesto sociale ("We
walk the tightrope of street cred", come dice lui stesso). Original
Pirate Material è quindi il primo disco in cui lo street cred è diventato
qualcosa d’altro: il pub, la noia, lo spinello, la disoccupazione, le prese
in giro tra amici (Don’t Mug Yourself), i ricordi dei rave e della prima pasticca
di ecstasy, evocata in Weak Become Heroes ("Point to the sky feel
free / A sea of people all equal smiles in front and behind me / Swim in the
deep blue see cornfields sway lazily / All smiles all easy where are you from,
what you on and what’s your story [...] / We all smile we all sing / The weak
become heroes then the stars align / We all sing all sing all sing").
Si potrebbe obiettare che quello di The Streets non è un rap ortodosso, perché
in realtà metà parla e metà canta, e perché la base è un garage colorato ben
diverso dai beats dei N.E.R.D. o di un Timbaland.
Per noi, è uno sganciamento dall'ortodossia che merita un (8/10).
Una intro colossale di fiati
apre il secondo disco di The Streets, un A Grand Don't
Come For Free su cui pesano tutte le aspettative legate all'essere diventati
dei fenomeni.
Sostanzialmente il problema fondamentale e' che ora Skinner non e' piu' uno
di quei perdenti di cui canta. Dovendo reinventarsi un gioco che altrimenti
si farebbe molto meno credibile, Skinner tenta una sorta di cantautorato garage
rallentando le battute e sciogliendo i ritmi in una pasta di soffici synth,
come in Could Well Be In o Blinded By The Light. Sono brani che
ruotano intorno a racconti improvvisamente piu' introspettivi, nel senso che
non si parla piu' dell'individuo durante la sua relazione esterna con l'ambiente
sociale (come nel disco precedente), ma dell'individuo che si ripiega su se
stesso. Lo racconta lo stesso Skinner in Wouldn't Have It Any Other Way:
"I should be standing at the bar, waving a ten pound note around / But
I sit here on the sofa at my girls hourse".
Purtroppo non e' colpa sua se la normalita' e' di solito meno divertente, tant'e'
che la musica della stessa Wouldn't e' tentativo malrisucito di rimangiarsi
tutto e contaminarsi con la ballatona soul. La crisi da secondo disco pesa anche
sulla musica di Get Out Of My House (praticamente una copia inascoltabile
di Don't Mug Yourself dal primo disco), mentre la paura della crisi stessa
spinge Skinner a giocare con
ritmi eccentrici, quasi 2-step, in Not Addicted e gli fa usare un riff
da new-new-wave. modaiolo in una maniera imbarazzante, in Fit But You Know
It.
Quasi dappertutto sono spariti quei battiti spezzati, rimpiazzati da arsenali
di archi e ritmi quadrati. Quasi dappertutto sono sparite quelle rime ironiche
da adulto-adolescente-perdente. Skinner si sente cresciuto, ma questo non vuol
dire che anche i suoi ascoltatori debbano sentirsi nello stesso modo.
Forse gli ci vorra' un po' per ritrovare l'ispirazione. Nel frattempo, dalle
stelle alle stalle.
© Lorenzo Casaccia, 2003