I calcolatori come indumenti.
La rivoluzione dei Wearable Computer
SOTTO IL VESTITO UN COMPUTER
© Andrea Soppera & Lorenzo Casaccia, Agosto 2001
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Viaggeremo tutti con un computer tra gli abiti che indossiamo? Questo potrebbe uno dei possibili futuri che ci attende, grazie ai cosidetti “Wearable Computer”, cioé i computer pronti per essere vestiti.
L’idea di base é semplice.
Concentrare la potenza di calcolo e le relative applicazioni multimediali degli
attuali calcolatori in unitá delle dimensioni di un comune palmare.
L’obiettivo primario sono quegli
ambienti scomodi e ostili, dove l’uso di un computer é divenuto necessario
(missioni militari, catene di montaggio, interventi di pronto soccorso, in
generale qualsiasi attivitá effettuata in condizioni proibitive), ma allo
stesso tempo é fisicamente impossibile utilizzare un laptop (perché non lo si
potrebbe neppure appoggiare). Situazioni dove la libertá di movimento é una
prioritá, ma l’uso di un calcolatore non é meno indispensabile.
Ecco che quindi il computer diventa
parte dell’abbigliamento dell’uomo, e non piú oggetto esterno di cui ci si deve
occupare. In questo senso i Wearable Computer si rivelano anche come l’anello
che pemette l’integrazione effettiva della macchina con l’individuo.
In tutto e per tutto si tratta di
normali PC, dove peró la miniaturizzazione é portata all’estremo, riducendo il
piú possibile ogni impedimento.
Come é ovvio, lo schermo é una delle
parti piu critiche: le soluzioni attuali prevedono minidisplay che si
appoggiano a delle comuni cuffie stereo e che vengono a disporsi di fronte
all’occhio della persona. Le dimensioni del display sono di poco superiori a
quelle di un normale spazzolino da denti, ma la qualitá dell’immagine é
tutt’altro che scarsa. Grazie a particolari riflessioni e a delle sorta di
giochi di luce, l’impressione é quella di trovarsi di fronte ad un comune
schermo da desktop.
L’innovazione principale consiste nel
poter osservare allo stesso tempo il mondo reale e lo schermo, permettendo, ad
esempio, mentre si assiste ad una lezione o ad una conferenza, di prendere
appunti senza dover distogliere lo sguardo.
L’unitá centrale contiene la CPU, la
RAM e l’hard disk in un contenitore poco piú grande di un normale pacchetto di
sigarette: il tutto puó essere
agevolmente attaccato alla cintura. Il Wearable computer si propone anche di
sostituire i taccuini e la tradizionale carta e penna.
I comandi sono invece la parte piú flessibile, siccome dipendono fortemente dall’utilizzo che l’utente richiede e dalle sue esigenze (chiaramenti differenti, ad esempio, per una spedizione nella giungla o per una emergenza medica). Qui si puó passare dall’utilizzo di un semplice microfono che utilizzi un software a riconoscimento vocale, fino a delle mini-tastiere analoghe a quelle delle normali agende elettroniche. Di nuovo, la scopo ultimo é quello di rendere il computer “impercettibile” per l’utente: ecco il perché di microfoni o joystick. Il piú celebre di questi aggeggi é Twiddler, prodotto dalla Handykey (http://www.handikey.com/), una specie di integrazione mouse-tastiera che si puó maneggiare con una sola mano, e che possiede una serie di scorciatoie per accelerare l’inserimento delle parole (ad esempio, in inglese, i gruppi di lettere piú frequenti, come ‘-ing’ o ‘the’, si possono far corrispondere a un solo tasto). Un meccanismo analogo a quello giá presente su alcuni telefonini che, durante la scrittura di un SMS, espandono automaticamente le parole evincendole dalle prime lettere.
Il software é lo stesso dei computer
che ci ritroviamo sulle scrivanie. Windows o Linux sono compatibili al 100%. La
durata delle batterie, usualmente la nota dolente per apparecchi di questo
tipo, si aggira intorno alle 8-10 ore.
Per coloro che non si accontentano
delle parole ma vogliono cifre, il prototipo wereable della IBM (www.ibm.com) possiede un processore Pentium
233MMX, 64M di RAM, e 680M di disco rigido. Quest’ultimo sembra forse piccolo
rispetto a cosa ci stiamo abituando (ma l’intenzione é di arrivare velocemente
ad una capacitá dicei volte superiore), peró attenzione, il peso dell’intero
oggetto é di 400 grammi e le sue
dimensioni sono 26x80x120 millimetri.
La stessa IBM sta attualmente
testando il suo prototipo in due differenti contesti: ambienti industriali ed
ambienti medici. Questi ultimi sono particolarmente interessanti. I dottori
della Duke University Hospital utilizzano questi microcomputer collegati ad una
rete wireless all’interno dell’ospedale. I vantaggi sono evidenti. Le cartelle
cliniche possono essere scaricate dalla rete interna e direttamente modificate sul PC, e si possono effettuare
diagnosi in ogni momento utilizzando la teleconferenza.
Il dottore non si interfaccia con il
PC tramite una tastiera, che sarebbe scomoda. Un normale software di
riconoscimento vocale ed un microfono sono sufficienti.
La tecnologia che puó rendere
possibile tutto questo é quella degli Embedded System, o “Sistemi Incastrati”,
che, di fatto, altro non sono se minicalcolatori autosufficienti e di
dimensioni ridotte. Che cosa sia un Embedded System lo si puó comprendere per analogia con un
qualsiasi computer che abbiamo in casa. Se ne provassimo ad aprire uno, quello
che vedremmo sarebbe una grande piastra (la mother board o scheda madre), cui
sono collegate diverse altre schede periferiche (che corrispondono al CD, al
video, alla tastiera, ecc.). Se invece apriamo un wearable computer, scopriamo
che la struttura di principio é la medesima, ma quelle stesse schede hanno qui
dimensioni molto piú ridotte (dell’ordine del palmo di una mano).
Schede di questo tipo,
che costano attorno a un minimo di 400 dollari l’una, permetteranno, tra
l’altro, di personalizzare tali mini-computer a seconda dell’utilizzo. Tanto
per fare un esempio banale, sará come avere un GameBoy dove la sostituzione di
una cartridge, anziché cambiare gioco, permettesse di modificarne le
funzionalitá. Si potrá quindi optare verso una scheda GPS quando occorrerá la
navigazione satellitare, verso un decoder MP3 per ascoltare musica o verso una
interfaccia wireless per connettersi a Internet.
E questo e’ solo l’inizio. Oltre un centinaio di
compagnie lavorano sull’embedded system PC/104 (http://www.pc104.org,),
il piú economico e popolare.
Il mercato ha recentemente
drizzato le orecchie verso la novitá dei Wearable Computer. La scintilla é
stata l’interesse di Big Blue per questo nuovo possibile prodotto, e, come
sempre accade, la cosa ha messo sull’attenti numerosi giganti dell’hi-tech.
Ancora piú recente é l’interesse di Microsoft per gli Embedded System.
La stessa IBM si sta comunque
muovendo con cautela in questo nuovo
mercato. Nonostante il buon esito dei primi testi sui prototipi, le analisi di
mercato hanno sconsigliato alla compagnia di intraprendere una nuova linea di
business ad hoc.
Di conseguenza é stata adottata una
soluzione alternativa, il cosidetto “taking over” di una piccola ditta che da ormai 10 anni
sviluppava questo tipo di calcolatori: la Xybernaut Corporation di Fairfax, in
Virginia (http://www.xybernaut.com).
Quest’ultima mantiene la propria indipendenza e continua nella propria
attivitá, ma IBM vi assume una posizione egemone, sia a livello manageriale che
tecnico. L’accordo, firmato nel maggio 2000, ha portato alla nascita di un
nuovo gruppo di IBM, il Purpose Optimized Device Solution Group con sede nel
Minnesota. L’obiettivo dell’intera operazione é appunto disegnare il nuovo
Wereable PC di IBM.
Il mercato su larga scala per ora é
ancora poco interessante. Ogni anno si vendono solo qualche migliaio di questi
computer, e sempre per applicazioni specifiche, ma questi numeri sono
paragonabili a quelli che nel 1977 segnarono la data di nascita dei primi
personal e della susseguente era dei PC.
Ció detto, é quasi scontato che il
prezzo sia proibitivo. L’idea di acquistare un wearable computer come puro
gadget per il tempo libero va forse soppesata due volte. I prezzi al momento
variano dai 5000 ai 10000 dollari…