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SHANNON WRIGHT

Flight Safety (1999)
Maps Of Tacit (2000)
Dyed In The Wool (2001) (7/10)
Over The Sun (2004) (7/10)

Shannon Wright e' una delle nuove leve piu' interessanti del cantautorato americano. Chitarrista e pianista, la Wright suona un rock da camera neurotico e chiassoso.

Il suo capolavoro e' Dyed In The Wool, un disco di confessioni rock, come una Edith Frost con i muscoli. Il tour del 2001 ne sancisce lo status.

Over The Sun, del 2004, e' se possibile ancora piu' interiore e drammaturgico, denso di aperture strumentali spettrali e fascinose. Dietro ogni ballata ci sono troppo dolore e troppa rabbia per lasciare prevalere le melodie. Shannon Wright e' una Emily Dickinson punk.

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SHANNON WRIGHT - Live in San Diego. 18 Novembre 2001

In una serata di Novembre nebbiosa come il Piemonte, Shannon Wright sale sul palco con una buffa acconciatura alla Pippi Calzelunghe e dei jeans a zampa che ne esaltano i parecchi centimetri di statura. Il pubblico e' quello tipico da (fu) indie-college rock con un sacco di ragazze vestite con gusto, che indovini riservate e grintose, carine ma non appariscenti. Sul palco assieme a Shannon (all'elettrica o al piano) ci sara' solo un batterista funambolico che deliziera' il pubblico con smorfie e contorsioni per tutto il concerto...

...il quale concerto si rivela ancor piu' centrato di un gia' buon disco. I primi tre pezzi sono all'elettrica con una Shannon scatenata. Riff e figure chitarristiche cattive, lei che salta e si dimena sul palco e una voce usata spesso sopra le righe (urla, versacci, strepiti, quasi alla Diamanda Galas). Se alla chitarra e' una performer aggressiva (c'e' stato anche qualche slapping, come usavano i metallari), al piano ha una impostazione classica (rieccheggiata nei passaggi rubati alle sonate di Beethoven) seppur non troppo rifinita (un tocco secco che spesso diventa brusco). A tratti sembra di sentire certi quadretti di Lisa Germano.

L'impatto della musica e' fortissimo, e non solo perche' e' loud, ma perche' privilegia l'aspetto drammatico.. Il poco pubblico va quasi in delirio per queste epilessie emozionali, queste confessioni intime urlate allo specchio della stanza da bagno, come chiedeva Bob Mould. Non gliene frega niente dell'applauso ne' del pubblico, cui capita dia le spalle, perche' in realta' sta parlando di se stessa a se stessa.

Le sue canzoni sono quelle di tutte le ragazze tradite dalla migliore amica, umiliate e ricacciate in casa dall'ipocrisia del mondo che le circonda. In questo senso si spiega l'entusiasmo del pubblico femminile presente in sala. Shannon e' loro, secondo una identificazione che era presente allo stesso modo in Juliana Hatfield, della quale la Wright e' legittima erede. Come Juliana, Shannon rocks, e is so cool, come dicono da queste parti. C'e' modo e modo di essere incazzati con il mondo: la sua e' catarsi pura. Le canzoni mancano di spirito pop, sono solo scatti nervosi, e proprio in questo sta il loro appeal. A volte ci si vergogna persino di essere li', come se stessimo sbirciando dal buco della serratura.

Il parallelismo emozionale con la Hatfield e' sicuramente quello piu' calzante. E' il post-femminismo intimo di quelle ventenni-trentenni cresciute troppo in fretta, donne fuori e bambine dentro, provinciali nel cuore ed aspiranti dive o donne di successo nel cassetto. Gli States ne sono pieni.

PS - Il 2001 e' stato tra l'altro l'anno in cui Britney Spears esce dai suoi teenage years, e la cosa viene sancita da esibizioni e video di una sensualita' sfacciata e scandalosa per il pubblico di un paese puritano dove una diciannovenne non puo', per legge, bere una birra. Non ridete. Il personaggio Shannon Wright e' Britney tra dieci anni.