Torna all'archivio recensioni

SAM SHALABI


Shalabi Effect:
The Trail Of St.Orange
On Hashish
Shalabi Effect The Trail Of St.Orange (7/10)
Osama (5/10)

Sam Shalabi e' un chitarrista di Montreal prossimo al giro dei Godspeed You Black Emperor! e a quello dell'improvvisazione della Alien8. I suoi dischi oscillano di conitinuo tra velleita' compositive serie e proclami politici.

---

The Trial Of St. Orange Alien8, 2002

Lasciati da parte i suoni "silenziosi" di parte del giro Alien8 (vedi il disco di Kristian / Shalabi / St.Onge dell'anno scorso), lo Shalabi Effect (con Sam Shalabi, St.Onge e un paio di altri musicisti) si avventura sulla strada di una psichedelia ambientale-panetnica.

I brani si snodano senza ritmo, sospesi in una atmosfera di vibrazioni e suoni "naturali", che e' un po' la peculiarita' dell'ensemble, ed evocano ora un raga indiano, ora le scale mediorientali, ora le voci di una giungla tropicale.

A tratti viene rievocato John Hassell, a tratti invece certi suoni di Roy Montgomery (e altrove invece par di sentire una jam tra i due succitati). I sette brani del disco espongono le idee senza prolissita' (sempre il rischio numero uno in dischi di questo tipo). L'ultimo, di oltre 20 minuti, riassume tutto il lavoro in una sorta di suggestiva sinfonia in piu' movimenti.

7/10

© Lorenzo Casaccia, 2002


---

Osama Alien8, 2003

"Osama" e' il disco con cui Shalabi si getta appieno nell'avventura di realizzare un disco politico e strumentale. L'intento comincia fin dal titolo, provocatorio quant'altri mai per gli americani (sebbene Osama sia il vero nome di Shalabi, che l'ha poi americanizzato in Sam) e continua con i titoli: "Shitmobile, USA", "Guantanamo Bay", "Middle East Tour Diary".

Il disco e' un coacervo di field recordings, chitarre a tutto volume, intermezzi mediorentali e una vena che in altri tempi si sarebbe detta progressive. Il manifesto di questa forma musicale e' l'iniziale "The Wherewithalll". "Middle East Tour Diary" supporta la causa della Palestina nel Medio Oriente in un brano di spoken word forse piu' appropriato in una galleria d'arte.

Il resto del disco e' purtroppo troppo concettuale per le capacita' di Shalabi (ma gli e' valso pero' molte interviste sulle riviste specializzate).

5/10

© Lorenzo Casaccia, 2003