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MAJA RATKJE

Maja Ratkje & Lasse Marhaug: Music For Shopping (2000)
Voice (2002) 7/10
Fe-Mail: Syklubb fra Hælvete (2002)
Oystein Stene & Maja Ratkje: Ventemesteren (2003)

Maja Ratkje e' una musicista norvegese attiva su due campi. Da un lato, e' una sperimentatrice vocale norvegese nella scia delle grandi vocalist femminili d'avanguardia (Monk, Anderson, Labarbara). Allo stesso tempo, e' una compositrice con anni di collaborazioni alle spalle con ensemble scandinavi..

(Maja Ratkje's website)



Voice Rune Grammofon, 2002

"Voice" e' una collaborazione tra Maja Ratkje e i Jazzkammer uscita nel 2002 ma venuta alla ribalta nel 2003.

Il disco si apre su una elettronica kubrickiana impastata a numerose voci (quella di una madre che urla, quella pacata dell'artista, quella di una bambina che domanda, quella emessa da un nastro accelerato). E la voce e' l'unico elemento costituente di questo disco. Una voce che canta, urla, gorgheggia, sussurra. Che si fa carne da macello per il Pro Tools e i sintetizzatori o che vola al di sopra di essi.

Voice is the original instruments recita il titolo della ristampa dei primi splendidi lavori di Joan Labarbara, usciti a breve distanza da "Voice". La Labarbara di quelle incisioni per la Lovely Music e' sicuramente una influenza per la Ratkje. A partire dai luminosi giochi di "Joy" e dalle dolcissime linee di "Voice", e' questa e' l'avanguardia che scalda i cuori.

Scende invece in nebbie piu' oscure il balbettio straziato di "Trio", sulle tracce di una Diamanda Galas. "Vacuum" sposa i due elementi precedenti: voce che si solleva alta e l'elettronica ad inseguirla con echi e riverberi. "Dictaphone Jam" fa quasi il verso a Bjork, come se fosse una parodia inscenata da Kid 606. "Acid" e' un divertissment di borbotti, gemiti e chiacchiericci campionati. "Insomnia" e' un urlo su rumore bianco da distruggere i vostri diffusori.

(Sara' perche' ci piace parlare, ma) Come per Monk e per LaBarbara a noi questa non sembra sperimentazione. Ci sembrano percorsi di gioia.

7/10

© Lorenzo Casaccia, 2003