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NINA NASTASIA - The Blackened Air

Touch And Go, 2002

Ha un che di Lisa Germano il contralto di Nina Nastasia, giunta al secondo disco dopo il precedente "Dogs", che era uscito per una microscopica indie. Ma poi c'e' molto di piu' tra le pieghe del suo folk da camera, arrangiato a meta' tra il quartetto d'archi e la musica da paese (fisarmonica, violoncello, violino, chitarra, sega e sezione ritimica).

Spostatasi a New York dopo molti anni a Los Angeles, Nina Nastasia scrive canzoni che assorbono la dimensione piu' intima della costa orientale, brevi bozzetti dalla scrittura intensa e lieve, ma arrangiati da una varieta' di colori ed emozioni, dall'ilare al macabro, dal privato al solare.

E' una galleria di impressioni emotive strutturate come un concept album, le une sfuggenti ed impalpabili, le altre improvvisamente illuminanti come epifanie joyciane. La loro sequenza va a tratteggiare i contorni di un Bildungsroman al femminile e anche in questo concepire il disco come sviluppo interiore della donna c'e' la traccia innegabile della Germano.

In "The Blackened Air" non si arriva alle vette degli spietati capolavori di quest'ultima, eppure rimane il valore delle canzoni, che si sciolgono una dopo l'altra attraverso i sogni, le realta' e le disillusioni della vita di coppia (ma bisogna leggere gli splendidi testi per cogliere l'evolversi della vicenda).

C'e' il fantasma di Leonard Cohen nella scrittura delle prime due composizioni, "Run All You..." e "I Go With Him". L'umore della musica e' pero' leggermente mutevole lungo tutto il disco, senza mai snaturarne la personalita'. Si passa cosi' con naturalezza dal motivo arioso di "This Is What It Is" all'incedere funereo di "Oh My Stars", doppiato da un violino lamentoso, dalla melodia classicamente folk di "All For You" alle inflessioni country sparse qui e la'.

E' anche un disco dove viene rispolverata l'arte dell'arrangiamento, spesso grazie agli archi, cui la produzione di Steve Albini garantisce un suono dall'asciuttezza quasi metafisica. Tanto che quando in "So Little" la voce si libra verso il falsetto e' una versione al femminile di Grant Lee Phillips che stiamo sentendo. Altrove fa invece capolino la Sheryl Crow piu' intima ("Rosemary"), o la Rebecca Moore piu' drammatica ("Ugly Face"), e sarebbe curioso sapere se le due si conoscano o frequentino in quel di New York. In altri pezzi sono invece le parti strumentali a venire alla ribalta, come nel finale di "Ocean" con gli incroci di sega e violino.

Nina Nastasia e' un altro tassello nel panorama di nuove voci femminili che avevamo cominciato su Rockerilla con lo speciale di "American Beauty" qualche numero or sono, e che da allora abbiamo sempre considerato come un'opera aperta.

A buon diritto possiamo aggiungervi ora "The Blackened Air", un disco cesellato con attenzione e denso di una sensibilita' antica e moderna.
Seguiremo con attenzione questo piccolo talento.

6.5/10

© Lorenzo Casaccia, 2002