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LOW

Trust (2002) (7.5/10)

I Low sono un trio di Mormoni di Duluth, Minnesota, dedito a uno slow rock mistico e meditativo.

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Trust Kranky, 2002

Disco spettacolare nel suo mascherare le sottigliezze piu' raffinate dietro a una patina di semplicita', "Trust" esplora una terra di nessuno poco praticata dal rock, dove l'intensita' si raggiunge in maniera quasi subdola, come faceva la Laura Nyro piu' sottovoce.
E sottovoce e' stata anche tutta la carriera dei Low, in punta di piedi durante l'eta' d'oro dell'indie rock, e solo ora, nell'ultimo paio d'anni, sotto qualche tenue riflettore.

L'ottima recensione di Maurizio Marino su Rockerilla ha evidenziato i legami della musica dei Low con la tradizione folk americana - i singalong e le cantilene dal sapore leggendario, l'accento sulle melodie - lasciando un po' in secondo piano l'elaborazione sonora e gli arrangiamenti eccentrici del disco.
Una parte significativa in questo senso l'ha sicuramente giocata il mixing di Tchad Blake, produttore tra i piu' riconoscibili e personali del decennio, il cui lavoro si era gia' fatto notare, ad esempio, su "Slide" di Lisa Germano. Come in quest'ultimo, anche "Trust" veleggia su un orizzonte visionario di suoni impossibili, strumenti messi a fuoco in maniera impeccabile ma allo stesso tempo sempre posti in discussione dall'elemento sonoro successivo.
Il virtuosismo del trio del Minnesota e' subito evidente in "(That's How You Sing) Amazing Grace", batteria strascicata sempre al limite del finire fuori tempo, ed assolo di chitarra acido e spettacolare su uno sfondo spettralmente silenzioso. Ma lo stesso virtuosismo si palesa anche nel delicato accumularsi degli strumenti di "Time Is The Diamond", o nel tappeto di chitarra che carezza la melodia di "Tonight", quasi un pezzo dei migliori Mazzy Star.

Tchad Blake ha anche raffinato la capacita' dei Low di giocare con i silenzi, di prestare attenzione agli spazi tra una nota e l'altra piuttosto che alle note in se'. La batteria gioca un ruolo decisivo in questa dinamica, erede in questo senso della lontanissima Mo Tucker. "Candy Girl" sfodera infatti un drumming velvetiano nel suo essere tribale e dei rintocchi occasionali della chitarra degni dell'ultima marcia di un condannato a morte. "The Lamb" va addirittura oltre, vera e propria colonna sonora per un rituale di purificazione.
Quando il gruppo si lascia andare agli squarci di luce, sono le melodie ad emergere, melodie sottili ma epiche ed ancestrali, come quelle di "In The Drugs", "Little Argument with Myself"o "Point Of Disgust".

Con un arsenale sonoro poverissimo, i Low hanno coniato una delle musiche piu' personali ed affascinanti del 2000.

7.5/10

© Lorenzo Casaccia,