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KOPERNIK


Kopernik (2003) (7/10)

I Kopernik sono Tim Delaney al contrabbasso e Brad Lewis all'elettronica.

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s/t Eastern Development, 2003

L'esordio dei Kopernik mostra un gruppo sulle tracce di una ambient sinfonica, che veste l'elettronica di panni pastorali e psichedelici. Il duo di base e' qui affiancato a tratti da corno, pianoforte e chitarra.

Sostanzialmente si tratta di tanti bozzetti che colorano certo Aphex Twin dei "Selected Ambient Works II" con svisate di basso e di altri strumenti. A tratti l'effetto e' quello di una musica fortemente stratificata, come se stessimo ascoltando il bassista che a sua volta improvvisa sull'elettronica ("Ondoyant et Divers"). Gli elementi si alternano alla guida. e Lewis e' particolarmente abile nello sfuggire alle definizioni. Per analogia viene in mente Neotropic, per il suo uso del mezzo elettronico, altrettanto orchestrale e minimale allo stesso tempo. Come in molti di questi dischi, abbondano anche le suggestioni cinematografiche, nel senso che a volte la musica sembra appoggiarsi a una narrazione che non esiste ("Man, Myth, and Magic").

I momenti migliori sono pero' quelli in cui la musica si solleva completamente e galleggia in un limbo dilatato, ipnotico e nebbioso. Allora puo' anche capitare di scorgere qualche luccicante suggestione mediorientale ("Kopernistan"), o un magma imponente di cori ed archi ("The Sea and The Marsh are One").

I Kopernik contribuiscono a creare un genere che utilizza l'elettronica per avvicinare alla classica gli ascoltatori del rock.

7/10

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© Lorenzo Casaccia, 2003