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MATT ELLIOTT


The Mess We Made (2003) (6.5/10)

Matt Elliott era il chitarrista dei Flying Saucer Attack, nonche' l'uomo dietro al progetto degli anni '90 Third Eye Foundation.

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The Mess We Made Domino, 2003

"The Mess We Made" accompanga l'ascoltatore attraverso otto bozzetti di ambient-rock sinistro e vagamente sacrale. La timidezza con cui le composizioni si dipanano rischia di far passare in secondo piano la raffinatezza di questa ode alla malinconia.

Il disco si apre su "Let Us Break" che giostra tra organi spettrali, carillon chiestastici e lo sparuto intermezzo di due voci misteriose. Quasi piu' epica la splendida "Also Ran", come un Leonard Cohen che canti dall'oltretomba, o un Tom Waits colto nei suoi momenti piu' intimi. Peccato solo per l'intermezzo ritmico che non c'entra nulla (chi gli ha suggerito l'idea?).

"The Dog Beneath The Skin" propone idee analoghe attraverso le lucide note di un piano quasi scordato ed un canto ipnotico che diventa qualcosa a meta' tra Thom Yorke e Pall Jenkins. E' l'emozione di crogiolarsi in un dolore sottopelle che si fa esplicito solo quando una distorsione elettronica falcia la quiete del brano. "The Mess We Made" scioglie diverse linee vocali in un mantra morboso che poi fa spazio ad un altro inserto ritmico che rovina tutto con una parodia di Roni Size. "The Sinking Ship Song" traduce in parole l'umore del disco in un canto da ubriachi in una notte nebbiosa.

Matt Elliott ha poco da dire (ed infatti il disco e' troppo lungo), ma quel poco lo dice quasi sempre in modo magistrale.

We've all got to die
So in the meantime let's live
...
Life is filled with fear
So let's drink another beer

(The Sinking Ship Song).

6.5/10

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© Lorenzo Casaccia, 2003