EL GUAPO
The Burder On History (1997)
The Phenomenon of Renewal (1998)
The Geography of Dissolution (2000)
Super/system (2002) (7.5/10)
Fake French (2003) (7/10)
Gli El Guapo sono un terzetto della zona di Washington DC che,pubblica per la Dischord ma si distacca nettamente dal resto di quel catalogo. La loro musica mescola elettronica, synth-pop e new wave per uno dei mix piu' innovativi del nuovo millennio.
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Super/sytem Dischord,
2002
Tra coloro che, ad inizio millennio, si ispirano alla new wave, gli El
Guapo sono quelli che ne estraggono i risultati piu' eclatanti. "Super/system"
conia un rock che e' tanto delirante quanto glaciale, un accostamento relativamente
inedito nella storia del genere.
Il disco si apre sull'rock dell'assurdo di "My Bird
Sings", una sorta di call and response con un discepolo di David
Thomas alla voce ed un seguace di Quintron della Skin Graft ad accompagnare
all'organo. A seguire, "Inevitability" e' tra i piu' entusiasmanti
esempi di nonsense music che sia dato sentire, a meta' strada tra i Pere Ubu
e i Faust. "Rumbledream" e "Rhyme Scene/Rhyme Dream" sono
dei mantra come li potrebbe suonare Mark Stewart se dirigesse un gruppo
di synth-pop con la consulenza di un minimalista.
Proprio il minimalismo si rivela una influenza decisiva
per orchestrare musiche che in talvolta si distaccano completamente dal rock,
ma sembrano piuttosto dei piccoli bozzetti di avanguardia ("Being Boulevards",
"Faith-Based Music").
Gli altri brani (ce ne sono 18 in tutto, inclusi alcuni folli inserti strumentali) continuano a mescolare influenze di ogni tipo."Buildables" e' pop elettronico da fine del mondo su una base jungle. I commenti di sassofono di "Disappointment spelled with v" si riallacciano agli arrangiamenti di "The Modern Dance". La cadenza robotica di "Laser Eyes" rimanda ai Devo incrociati con qualcosa di Bjork.
Le ambientazioni surreali, la voce distaccata, le ritmiche incerte ed ossessive si fondono con una teoria di arrangiamenti eccentrici che disprezzano totalmente le nozioni di armonia e melodia, strofa e ritornello. Refrattario ad ogni descrizione, questo non e' un disco di rock: e' un tour de force per l'ascoltatore.
7.5/10
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La sbornia di stili con gli El Guapo non finisce mai.
Pronti, via e gia' ci si ritrova confusi e straniti in "Glass House", tra Pere Ubu e synth-wave. Si va poco piu' avanti e c'e' una "Space Tourist" che e' un coretto a piu' voci (polifonico) con ritmo synth e un pianoforte che non c'entra nulla. Il gusto del kitsch trova forse il suo picco in "Justin Detroyer". Un certo gusto romantico (?) fa capolino di "Fake French", cantata in un francese pasticciato.
Molte idee sono riprese dal disco precedente (un campanello d'allarme?). Non c'e' pieta' per nulla in questa musica, in un delirio di irriverenza che puo' valere come cifra stilistica solo entro certi limiti.
7/10
© Lorenzo Casaccia, 2002