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CAT POWER

Dear Sir
Myra Lee
What Would The Community Think
Moon Pix
The Covers Record,
Your Are Free (7.5/10)

Cat Power e' Chan Marshall.

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You Are Free Matador, 2003

by Lorenzo Casaccia ©

Suona soprendentemente matura la Cat Power di "I Don't Blame You", la prima traccia di "You Are Free". E' la maturita' di una ballata al pianoforte come farebbe Shannon Wright in morfina (la maturita' che Shannon non ha ancora raggiunto). E' anche la maturita' di un contralto sconsolato, quasi strascicato, ma in fondo sereno, che si fa strada tra le note di un pianoforte solo apparentemente dimesso.Un brano che non fa mistero della delicatezza della produzione, maniacalmente attenta al dettaglio (le dita che scorrono sulle corde della chitarra, le note di piano che riverberano).

La nuova maturita' di Chan Marshall si incarna musicalmente proprio nella produzione e negli arrangiamenti, a tratti persino sontuosi, come in "Speak For Me". A sentire i timbri della voce, con tutte le sue sfumature, e gli spazi disegnati dai riverberi degli strumenti sembrerebbe quasi che alla consolle ci sia un asso come Tchad Blake.

Ma il pezzo forte del disco e' l'interpretazione. La voce e' l'elemento unificatore di "You Are Free", quello che gli da' l'umore generale, distaccato ma non depresso, determinato ma non ossessivo. Di per se', infatti, le tracce della prima meta' del disco apparirebbero quasi erratiche. A "Free", fin troppo scatenata, fin troppo epilettica, fa seguito "Good Woman", un lento che fa il verso alla Natalie Merchant di "Tigerlily" (e a tratti la Merchant sembra essere diventata il punto di riferimento di Cat Power). "Werewolf", folk da focolare e "Fool", cantilena spettrale alla Cohen, sono accostate a "He War", i cui riff e refrain non ci stupiremmo di sentire a una radio americana.

La gia' citata produzione diventa poi veramente protagonista nella seconda parte del disco. Tutta di brani fatti di un soffio, tutta accompagnata solo dalla chitarra o dal pianoforte, si chiude sulla commovente "Revolution", ballata che si specchia in quella "I Don't Blame You" iniziale.

Una tale perfezione e' quasi agghiacciante per una musicista che si e' abituati a considerare instabile, impaurita, semiparanoica. Aggettivi che hanno regalato a Cat Power una dimensione leggendaria (ma anche in negativo) nell'underground dell'underground, e che l'hanno inchiodata alle immagini della ragazzina capricciosa che non finiva i concerti e dell'artista incompiuta. Questa, invece, e' la perfezione della normalita', l'ispirazione incanalata nei binari della professionalita'. La maturita' di chi vuole uscire dalla crisalide in cui era ingabbiata ma lo fa a testa alta, senza appoggiarsi ad una mitologia di facciata.

E se lo dice da sola, Cat Power. Prima in "Babydoll": "Black black black is all you see / Don't you want to be free?". E poi, in uno struggente crescendo, in "Maybe not": "We got nothing to lose / we could all be free". E poco importa che quel "maybe not" lasci ancora il segno del dubbio, dell'incertezza. Non si cresce all'improvviso, non si matura dal mattino alla sera. Quello che conta e' la consapevolezza della crescita, e' sentire il cambiamento. "Evolution" e' il titolo dell'ultima canzone: le evoluzioni sono meglio delle rivoluzioni.

"You Are Free" e' per Cat Power il disco del distacco e del risveglio. Distacco dalle angosce e risveglio dagli incubi.

Sei libera perche' sei cresciuta.

7.5/10