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CALIFONE

Deceleration One (2002) (5/10)

I Califone, nati dalle ceneri dei Red Red Meat, sono uno dei grandi gruppi che, a partire dalla fine degli anni '90, rivisitano la musica tradizionale americana in chiave moderna e personale.

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Deceleration One Perishable, 2002

E' un po' una delusione questo disco dei Califone, soprattutto rispetto al resto della loro produzione (vedi scheda a lato). Uscita minore nella loro carriera, "Deceleration One" affianca due raccolte di strumentali, entrambi concepite come colonne sonore.

I primi sei brani sono improvvisazioni realizzate come commento sonoro ai video di Jeff Economy e Carolyn Faber, due sperimentatori visuali di Chicago che hanno gia' collaborato con Tortoise, Labradford, eccetera. Questa prima meta' si apre su atmosfere para-isolazioniste come insegno' gia' il Boxhead Ensemble di "Dutch Harbour". Ma "Rooftop/Static" viaggia invece sulle improvvisazioni degli strumenti sulla base di una batteria tribale invero piuttosto banale. Non si migliora nei brani successivi, che accumulano modulazioni elettroniche e strumenti accarezzati a disegnare scenari delicatamente rumoristici gia' sentiti in tutti le salse. Si solleva, in questa prima parte, "Peel", un po' come un Tom Waits strumentale fatto girare a un terzo della velocita'.

La seconda parte del disco raccoglie altri nove brani ispirati al film d'animazione "The Mascot", del 1933, e sono un po' piu' fantasiosi, pur rimanendo fortemente astratti. Lo spettro che aleggia e' di nuovo certo Tom Waits (quello di "Swordfishtrombones" e "Rain Dogs") come in "Fruitstand Floor" o in "Hell Orchestra", il brano del disco piu' in linea con gli altri lavori dei Califone, anche se qui il gruppo cerca di aggiungere un valore narrativo alle composizioni che le rende pero' semplicemente piu' tediose.

Senza nulla togliere al valore dei loro altri dischi, per questa volta sono rimandati.

5/10

© Lorenzo Casaccia, 2002