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Black Box - Maggio 2002

by Lorenzo Casaccia ©

EL-P Fantastic Damage Def Jux
BOOM BIP & DOSEONE Circle Bay

Sono certo mesi ottimi questi, per chi ama cercare una "big picture" e un filo conduttore dietro alla massa delle uscite discografiche odierne. Lo scioglimento degli Unwound segna in un certo senso la fine dell'indie-rock. Non a caso parlare di rock negli ultimi tempi significa parlare o di nuovi dischi di artisti classici (Dylan, Young), o di dischi che al periodo classico del rock si rifanno (il folk, l'alt.country), o di dischi di star che sdoganano certi suoni dell'underground facendo ampio uso dell'elettronica (Radiohead, Bjork). La stessa musica elettronica sembra vivere un momento di impasse in diverse sue componenti (vedi ad esempio l'ultimo Aphex Twin).

E incidentalmente possiamo aggiungere alle considerazioni precedenti l'interessante dibattito (del tutto ignorato dalle nostre parti) sul fatto che certi produttori di black music e street rap finiscano per forgiare beats migliori di parecchia IDM. Un "Timbaland vs Autechre (o Kid 606)" di cui si sono trovate tracce l'anno passato sulle riviste URB e Wire, per non parlare del recente mini in cui Kid 606 stesso agisce su basi di black music. In questo scenario, dove spiccano dischi giocosi e soprattutto fortemente ironici/parodistici come il lavoro dei Daft Punk, l'hip hop e la black music sembrano essere tra le forme musicali piu' vivaci e feconde.

Un fermento che si incanala su almeno quattro direttrici: l' r'n'b/black rock di Missy Elliott/Timbaland e N.E.R.D. (v. Rockerilla n. 258), l'hip-hop robotico ed elettronico dell'AntiPop Consortium, quello poetico e prossimo al post rock del giro Anticon/cLOUDDEAD e quello stradaiolo e fieramente indipendente del giro Def Jux / post-Company Flow.

All'ultima di queste quattro categorie appartiene EL-P, gia' il membro bianco dei Company Flow, e gia' produttore fantasioso e visionario dietro al grande disco dei Cannibal Ox dell'anno passato (v. Rockerilla n. 251/252 e 256).

L'esperienza dei Company Flow si fa certo sentire in "Fantastic Damage", il quale ne e' per certi versi una versione piu' cruda e rabbiosa. Basi in perenne movimento, voce cantilenante e musiche fantasiose danno luogo a quello che per un verso e' un vero mix di strada. Lo si sente subito dalla title-track, che si apre su una voce campionata che ricompare altrove nel disco e poi comincia veramente su un ritmo sincopato come un Timbaland dell'oltretomba e una mitragliata di suoni saturi di colori cupi.

Ma "Fantastic Damage" e' anche un disco che allo stesso tempo sa essere complesso ed evoluto, con una dizione sarcastica, e con strati e strati di arrangiamenti che si sovrappongono. E' un muro di suoni, quello costruito da EL-P, che sta studiando per diventare il Phil Spector del rap. L'uso del riverbero conferisce un senso surreale ai synth di "Deep Space 9mm", "The Nang"e "Lazerface", ed in generale questi space-beats non saranno facili da digerire per gli appassionati piu' tradizionali.

Ultima lode per la voce di EL-P, matura e tagliente come non mai per un bianco. I Cannibal Ox (presenti anche alla voce come ospiti occasionali) hanno un degno concorrente in casa. "Fantastic Damage" e' un disco memorabile. (8/10)

L'album di Boom Bip & Doseone e' invece un'altra quasi-gemma per il giro della Anticon. Registrato nel 1999 e ristampato ora (forse sulla scorta dei riscontri ottenuti dai cLOUDDEAD?), l'hip hop di questo disco si allontana tantissimo dalla realta' tradizionale del rap e sicuramente sara' apprezzato molto di piu' dal pubblico piu' "europeo".

Ancora una volta Doseone si conferma vocalist eccezionale, rapido e agile con il suo tipico timbro nasale, quasi goffo. Chi scrive ha recentemente avuto modo di vedere Doseone dal vivo, ospite in un alcuni brani di un concerto degli Hood. Lo strepitoso effetto della sua voce sulle textures degli Hood (difficile ammettere che si trattasse di rap) si avvicina al risultato cercato da questo disco (si veda "The Lantern").

Un disco che poi aggiunge sopra al tutto una giocosita' tipicamente sixties, forse destinata a diventare un punto di svolta per il rap odierno. I brani si susseguono a ritmo forsennato, cambiando ambientazione in modo rapidissimo. Vengono in mente referenti come Tom Waits o i Residents per descrivere una musica che e' soprattutto collage (ottimo esempio ne e' la breve e giocosa "Circle"). Anche a non essere a tutti i costi rigorosi, avrebbe ragione chi mettesse in dubbio il diritto di appartenenza di questo disco al Black Box. "Art Saved My Life - 71" e praticamente un brano di rock elettronico, fedele nello spirito a Syd Barrett. E non e' nella sezione recensioni giusta nemmeno il sermone ilare (ma non ci sono i testi) di "Questions Over Coffee". Sono questi i segni da cui si deduce l'ottimo stato di salute di un genere.

Resta, pero', il gia' citato difetto della discontinuita'. Perche' fare un CD lunghissimo con idee geniali gettate alla rinfusa insieme ad altre che servono solo ad aggiungere minutaggio? Sta in questa frammentazione eccessiva il difetto maggiore di "Circle": alla fine bisogna distinguere il giudizio sulle idee e sul suono (ottimi) da quello sul disco (soltanto buono). Sperabilmente in futuro qualche antologia mettera ordine in questo marasma. In questo contesto chi ci rimette e' per primo il gruppo stesso, visto che brani ottimi come"The Birdwatcher's Return" o "Town Crier's Walk" (un estetica alla Daft Punk applicata all' r'n'b) rischiano di passare inosservati... Azzardando un voto che medi il tutto (6.5/10), ma vale l'avvertimento di cui sopra.