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Black Box - Marzo 2002

by Lorenzo Casaccia ©

OUTKAST Big Boi & Dre present… BMG
N*E*R*D In Search Of... Virgin

L'inedito "Funking Around", basso saltellante in evidenza e decorazioni discrete di fiati (quasi una outtake dall'ultimo "Skantonia") apre questa gradevole antologia degli Outkast.

Nello scorso decennio, il duo di Atlanta formato da Andre Benjamin ("Dre") and Antwan Patton ("Big Boi") si e' costruito uno spazio sveltamente definibile come "hip-hop mainstream, ma con gusto". Una nicchia che non e' nemmeno troppo ristretta, viste le cifre di vendita ed il successo di tutti i loro quattro dischi, con il picco dei singoli dell'ultimo lavoro ("Ms. Jackson", "Fresh & Clean"), ma non sara' certo agli Outkast che si devono imputare eventuali problemi dell'hip hop.

La loro musica smussa tutti gli eccessi della black music attuale. Si prenda ad esempio "The Whole World", sorta di ballata che si dipana con leggerezza ed ironia nell'intrecciarsi di voci. E lo stesso si potrebbe dire di "Aquemini", del 1998, altra carezza ritmica con base morbida.
Non siamo dalle parti dell'r'n'b languido di, ad esempio, un D'Angelo, e non e' nemmeno una musica tagliente e ruvida come quell'hip hop mainstream che e' ancora figlio del gangsta rap.
Piuttosto, lo potremmo definire come un "black pop", debitore degli anni '70, rilassato e raffinato.

Sono rappresentati soddisfacentemente anche gli inizi, risalenti al 1994. Nell'anno dell'album d'esordio ("Southernplayalisticadillacmuzik") che pure ando' alla grande in USA, il duo cedeva piu' volentieri alla componente rap (come testimonia "Ain't No Thang") ma facendo gia' allora uscire brani con un delizioso lavoro sugli arrangiamenti ("Crumblin' Erb").

Una antologia compilata con gusto (nessuna mancanza clamorosa) per un gruppo rispettabile. (7/10)

Riguardo al secondo disco di questo Black Box, non dovete storcere la bocca non appena venite a sapere che N*E*R*D e' uno pseudonimo dei Neptunes, che hanno prodotto il primo singolo di "Britney", quella invadente "I'm a slave 4 u" dal titolo a la Prince, e - direbbero gli americani - steamin' in tutto e per tutto (e non solo per le musiche...).

Non dovete storcere la bocca perche' i Neptunes, oltre ad avere messo le mani anche sui lavori di star piu' o meno affermate (Jay-Z, Kelis), hanno realizzato con "In Search Of.." un disco intelligente e divertente come pochi.

Va peraltro notato che la prima versione del disco e' stata ritirata dalla Virgin, perche' apparentemente priva di appeal (???), e l'intero lavoro e' stato poi "risuonato" in chiave piu' rock.
Ne e' risultato un r'n'b preso da tutti gli angoli e da tutte le sfumature possibili, quasi passato al microscopio e poi restituito in tutta la sua immediatezza. Ora sussurrato come in un cabaret, ora scatenato e scatenante, ora puro gioco ritmico.
Lo completano un set di voci ne' mollemente languide ne' forzatamente graffianti, e, rispetto ai nostri gusti nel genere, e' decisamente un complimento.

Il disco si apre con i fendenti di "Lap Dance", con basso funk tagliente e figure importate dal metal a dar forma un brano da hard r'n'b trascinante e cupo. Si prosegue poi secondo una lieve e piacevole schizofrenia di umori: "Things Are Getting Better" si snoda come una versione degli Outkast con canto, ritmica e arrangiamenti al doppio della velocita'.

Quando e' hip hop, lo e' in maniera fisica e cerebrale allo stesso tempo. Il primo aspetto si palesa in "Truth Or Dare", con un basso tellurico degno quasi dei Techno Animal. Il secondo si rivela tra le pieghe della raffinata produzione di "Provider", ballata colorata da infiniti incroci di voci, una tavolozza di mille strumenti, ed uno stranito sapore sudamericano sempre suggerito e mai pienamente concesso.

E' poi addirittura un ironico synth a decorare "Tape You" ed e' lo stesso sapore vintage che si respira in "Run To The Sun", incrocio splendido di tradizione, nella melodia e nella voce, e modernita', nei suoni e nei bassi aggressivi.

Si finisce con la ritmica a valanga di "Rock Star" e la languida "Bobby James", con la voce che sfiora il falsetto e di nuovo gli Outkast che appaiono all'orizzonte.

Rarissime le cadute di tono. Se i Neptunes rimangono su questi livelli, chissa' che un domani non ci si trovi a fare i complimenti a un disco di Britney Spears... (8/10)