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Black Box - Ottobre 2001

by Lorenzo Casaccia ©

DELTRON 3030 The Instrumentals 75 Ark
AA.VV. 75 Ark Takes You To The Bridge 75 Ark
ALL NATURAL Second Nature Thrill Jockey
MISSION One Insiduous Urban Records
AA.VV. Def Jux Presents... Def Jux
CANNIBAL OX The Cold Vein Def Jux
cLOUDDEAD s/t Mush / Big Dada

Alle radici del lucente underground hip-hop attuale, non c'e' altro che la ripetizione di uno schema artistico-sociale consueto.
Da una parte l'hip-hop e' il pop degli USA. Nel midtime-show del Superbowl Nelly fa compagnia ai blockbuster abitudinari (Britney, Aerosmith, N'Sync). Le morbidezze di Outkast o la falsa rudezza di Busta Rhymes o di Ja Rule spopolano su MTV come nelle discoteche a stelle e strisce. I meccanismi che hanno inghiottito gran parte del rock si fanno strada anche qui, con i rimatori del Wu-Tang Clan, uno dei capisaldi della musica degli anni Novanta, ridotti a Power Rangers per bambini, e Ol' Dirty Bastard praticamente fumetto ambulante.

Eminem e' gia' stata una discreta avvisaglia, ma solo con il tempo sapremo se tutto questo scivolera' lentamente anche da noi. Certo, e' dai tempi dei Public Enemy che siamo inevitabilmente destinati a non capire. Troppo lontane le magliette di Bryant e Iverson, con quel che vogliono dire, dai nostri avamposti sul Po.
Ma nessuna sorpresa se dall'altra parte si fibrilla di suoni nuovi. L'Anti-Pop Consortium disco del 2000 su The Wire ha scoperchiato definitivamente questo mondo, gli occhi di tutti levati alla piccola 75 Ark.

La critica e' discorde nei confronti dell'Anti-Pop. Da un lato chi, come Luca Galli, ne rimarca l'intensa fisicita'. Dall'altro chi, come Peter Shapiro, ne evidenzia l'intellettualismo che li scolla dalle radici del ghetto. Discorsi analoghi, che si riservano solo ai grandi, potrebbero esserci per Deltron 3030, titolare nel 2000 di uno dei dischi di hip-hop piu' belli degli ultimi anni. La 75 Ark ne fa uscire una raccolta di strumentali, di fatto le basi di quelle tracce. Di quel lavoro proprio le musiche erano la parte piu' incantevole, luminose e quasi barocche. "The Instrumentals" non fa che evidenziarlo e merita di suo, ma bisogna comprare il disco vero. (6.5/10)

Deltron e Anti-Pop aprono e chiudono il sampler della 75 Ark. "Takes You To The Bridge" e' una discreta introduzione all'etichetta con tanti bei nomi, dagli Unsung Heroes fino a cose in uscita quest'anno come Executive Lounge e The Coup. Buono per cominciare. Ma, di nuovo, meglio poi qualche disco intero. (6/10)

Forse pero' l'hip-hop veramente intellettualizzato e' quello di citta' non sospette. Due dischi recenti sono significativi in proposito. In primis, meritano una menzione gli All Natural su Thrill Jockey, da Chicago. Sortisce curiosita' l'accostarsi dell'etichetta dei Tortoise all'hip-hop, ma al di la' di quello c'e' una musica limpida e rilassata, che ruota intorno a liquidi riff di piano. Poche crudezze e una levita' di fondo che pervade il tutto. (7/10).

E' un rap che ha senso nel salotto dei bianchi borghesi che amano il groove, e lo stesso si puo' dire dei Mission. Il loro suono rispecchia in pieno San Francisco. Non c'e' la tensione urbana della metropoli ma piuttosto la scelta accurata del suono, sia esso jazz spaziale o il Tom Waits di "Dirt In The Ground". La qualita' oscilla tra brani di deliziosa cerebralita' ed alcune cadute di tono. In media, (6.5/10).

Se il 2000 e' stato l'anno della 75 Ark, il 2001 potrebbe essere quello della Def Jux. Il sampler "Def Jux Presents..." e' di tutto rilievo, incentrato com'e' sugli estinti Company Flow (7/10), ma fara' notare soprattutto i grandi Cannibal Ox.
Impietoso e' l'aggettivo migliore per il loro rap, crudele e geniale. "The Cold Vein" e' una centrifuga di ritmi spezzati, echi, synth e loop mandati al macello. I microfoni del duo di Harlem sono lucidi e glaciali, pronti a farsi base stessa quando e' tempo di far parlare il suono dei campioni. Le musiche lavorano su piu' piani di profondita': non solo ritmiche e atmosferiche, fanno scorrere gocce di storia del rock in parallelo alle parole della coppia. La loro non e' piu' la voce di chi sopravvive senza speranze, come il Clan, ma di chi e' gia' sottoterra e scandisce "What the fuck we know about love?". (8/10)

Il dibattito sull'Anti-Pop a nostro avviso non era cosi' ozioso e i Cannibal Ox non mancano di alimentarlo. Soprattutto se si affianca loro un altro lavoro possente, come quello dei Clouddead, che raccoglie EP usciti negli ultimi tre anni. I Cannibal portano all'estremo la materia hip-hop all'interno della tradizione, mantenendone il significato. Questi tre bianchi di Cincinnati, invece, si appropriano solo della forma, spingendola in direzione opposta e caricandola di contenuti nuovi.
Campioni che se ne vanno da tutte le parti, beats rallentati, rarefatti o persino assenti. Voci rovesciate che volteggiano in un deliquio di parole surrealmente commoventi. E' un intimismo hip-hop, grandissimo nelle idee forse ancora piu' che nei risultati, che a volte con l'hip hop sembra non avere nulla a spartire. Ma e' solo un'impressione. Come leggere T.S. Eliot con sottofondo di Aphex Twin. I cLouddead sono gli Storm & Stress del rap. (8/10)

"The Cold Vein" e "Clouddead" posseggono entrambi lo strano sapore della classicita'. Eredi del proprio passato e proiettati fuori dal presente, calati nel loro tempo e futuro essi stessi.
Per finire. Poco spazio e zero stroncature. Non sono spariti i dischi brutti. E' che la selezione l'abbiamo fatta noi, a monte. La palla, ora, alle nostre orecchie.