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BLACK TAPE FOR A BLUE GIRL

The Scavenger Bride (2002) (7/10)

I Black Tape For A Blue Girl di Sam Rosenthal.

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The Scavenger Bride Projekt, 2002

Praga e Franz Kafka ispirano l'ottavo disco dei Black Tape For A Blue Girl, che si nutre di un grappolo di suggestioni europee e, evento non inedito nella storia del gruppo, si propone come opera d'arte completa (il booklet contiene testi poetici e grafica da intendersi come prosecuzione di musica e liriche).

Dopo una introduzione strumentale, "The Scavenger Bride" si apre su una triade di brani d'eccezione. "Kinski", dedicata all'attore Klaus Kinski, non e' piu' una canzone: e' un libero e languido improvvisare della voce (Elysabeth Grant) sopra alle tastiere (Sam Rosenthal), una performance di cui Enya sarebbe invidiosa. La cantilena di "All My Lovers" inserisce influenze mediorientali nella cornice dream-dark del gruppo. La cover di "Shadow Of A Doubt" dei Sonic Youth, depurata delle percussioni ossessive dell'originale, mostra il talento drammatico dell'ensemble.
Il talento della band e' quello di creare un universo sonoro in continua evoluzione con i modesti mezzi a disposizione, tanto che pare spesso sentirsi l'anelito a sfuggire al formato ristretto della canzone.

I brani della seconda parte del disco presentano invece l'alternarsi delle voci maschili, dal timbro caldo e profondo di Athan Maroulis, a quello piu' secco di Bret Helm, che interpreta "The Lie Which Refuses To Die", un brano che avrebbero potuto suonare i migliori Depeche Mode sotto una dose di morfina e con John Cale alla consolle.
Fioriscono gli inserti strumentali, parte integrante della cattedrale gotica che il gruppo cerca da sempre di costruire. Sullo sfondo, giganteggiano gli electronics di Rosenthal, con il suo arsenale di significati e suoni (tastiere eteree, pianole tintinnanti, organo da chiesa) ed il suo talento per dipingere atmosfere, che negli anni ha certo attinto a maestri dell'elettronica "panetnica" come Roach, Newby e Hassell. In questo senso, il tour de force di "Like A Dog / Letter To Brod", una cupa mini-sinfonia in tre parti per viola, violino, piano, electronics, voci trattate e gong, si colloca tra la sua produzione migliore.

La successione dei brani gioca un ruolo importante, come e' lecito attendersi. Dopo il buio della parte centrale, e passando brevemente attraverso i suoni arabeggianti di "The Whipper", il disco si chiude in modo piu' solare con "Bastille Day, 1961", dove la voce della Grant puo' finalmente sollevarsi sulle note piu' alte.

I Black Tape For A Blue Girl invecchiano egregiamente, e la loro arte ha ormai pochissimo da spartire con la musica rock.

7.5/10