Torna all'archivio recensioni

BLACK EYES

Black Eyes (6.5/10)

I Black Eyes si inseriscono nel filone di "rinnovamento sonoro" della Dischord, con un revival del punk-funk molto di moda nell'indie rock di inizio millennio.

----

S/T Dischord, 2003

L'esordio dei Black Eyes era molto atteso da chi li aveva visti dal vivo, e ne raccontava meraviglie (due batterie, a tratti tre, una rtimica mostruosa). Non avendo avuto il piacere, tutto quello con cui ci si ritrova in mano e' questo disco, bello abrasivo in pieno stile Dischord, e forse un po' erratico nel raccontare la band.

Le iniziali "Someone Has His Fingers Broken" e "A Pack Of Wolves" ci rimandano a degli El Guapo normalizzati e agli Arab On Radad - vedi mai che tocca riscoprire gli Arab On Radar - ma c'e' una certa impressione di incompiutezza, che fa apparire ogni sbavatura piu' grossa di quello che e'. Lo spettro dei maestri della Dischord e' sempre presente tra le tracce del disco. Complice la produzione di McKaye questo e' praticamente un lavoro giocato su una batteria asciutta e sul gioco delle due voci (una alta, una bassa). Alcuni brani ("Deformative", "Yes, I Confess", "Letter to Raoul Peck") sono quasi delle citazioni dei primi Fugazi.

C'e', come segno dei tempi, una buona componente di follia: urli e urletti, arrangiamenti strampalati e folleggiamenti strumentali di vario tipo (si conclude su un ossessivo "it feels like you're stuck with your head in a tire" che ci ha messo proprio di buon umore). Cose decisamente diverse delle prime prove dei Fugazi, rigorose e musicalmente ascetiche. Un segno dei tempi che per molti vuol dire grandezza. Questa presunta randezza ha strappato un 9/10 dalla penna di Stefano Bianchi, il che e' come garantire che in lingua italiana il coverage dei Black Eyes non manchera', e probabilmente nemmeno un tour.

Voila'. Ad allora per la controprova.

6.5/10

by Lorenzo Casaccia © 2003