Preavy Rotation 98

by Andrea Prevignano

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Gravenhurst, Metric, John Schooley and his One Man Band, Gogol Bordello, Grateful Dead

Gravenhurst - Fires In Distant Buildings (2005, Warp)
Amanti di Slint, dei Radiohead più coraggiosi, delle cupezze crepuscolari degli Angels of Light, fatevi sotto. I britannici Gravenhurst al loro terzo album mettono insieme otto canzoni che vellicano lo spleen in voi, giovani scapigliati dell'indie rock, sempre latente. Toni folkish (più d'uno parla di Nick Drake riferendosi a Nick Talbot e amici), ma anche sonicyouthiani. Materia altamente emozionale, album piacevole.
Per fan di: Mogway, Slint, Sonic Youth
Velvet Cell (audio)

Metric - Live It Out (2005, Last Gang)
Se il mondo fosse giusto e bello, i Metric sarebbero i più passati dalle radio del globo terracqueo. Indie pop a lettere maiuscole e in grassetto, dalle solide basi nineties, chitarre che ruggiscono, un sapiente uso di loop elettronici e pattern ritmici. A volte la produzione è fin troppo curata. La voce di Emily Haines è pura come il cristallo e taglia come una lama. Per fan di: Breeders, Throwing Muses, Blake Babies
Monster Hospital (video)

John Schooley and his One Man Band - John Schooley And His One Man Band (2005, Voodoo Rhythm)
Negli States negli ultimi quindici anni si è asssitito a un progressivo ritorno alla semplicità e alla rozzezza del rock'n'roll e del blues primevi, senza abbellimenti di produzione e postproduzione. L'urgenza che permea le prove di gente come Cheater Slicks, Doo Rag, Bob Log III, piccoli ma grandi perdenti del rock americano indipendente (quando non indipendentissimo), è ammirabile. E' la ricerca senza fine delle radici del blues, dell'incrocio satanico dove si perse Robert Johnson e venne a patti con il demonio. John Schooley fa tutto da sé, suona chitarra e bateria contemporaneamente, un hobo punk rock che urla la sua rabbia. E sembra davvero che faccia per tre.
Per fan di: Bob Log III, Railroad Jerk, Oblivians
Cat Squirrel (audio)

Gogol Bordello - Gypsy Punks Underdog World Strike (2005, Side 1 Dummy Recordings)
Se il titolo non è abbastanza esplicativo sappiate che qui si parla di Eugene Hütz, ucraino di nascita, newyorkese di adozione, ebreo e punk: quando si dice una vita difficile. Lui e un'accolita di fuoriusciti dall'ex Unione Sovietica hanno messo su una band temibile che va avanti con una benzina per un quarto hardcore punk, per uno zingara, per uno kletzmer e per uno noisy. La miscela è spettacolare e divertente, ed è stata sintetizzata da Steve Albini. Chi si trovasse a New York li potrebbe vedere intrattenere il pubblico del giovedì notte al ristorante bulgaro Mehanata.
Per fan di: Firewater, Soul Coughing, Klezroym
Not A Crime (audio)

Grateful Dead - Blues For Allah (1975, Grateful Dead Records)
Dimenticata per un momento la loro incontenibile sete di concerti, i Dead verso la fine del 1975 pubblicano il loro decimo album. Siamo nel pieno dell'esplosione del jazz rock e band come Headhunter e Mahavishnu Orchestra incrociano le grammatiche del rock e del jazz creando una fusione complessa e originale. Jerry Garcia e soci aggiungono a questa mistura un retrogusto psichedelico e un tocco del Davis modale e della visionarietà di Coltrane. San Francisco colora gli spazi mancanti.
Per fan di: Return To Forever, Traffic, Jefferson Airplane
Estratti

© Andrea Prevignano, Lorenzo Casaccia