Hermano - Dare I Say... (2005, Meteor City)
Se nei Kyuss, e nei successivi progetti Slo-Burn e Unida John Garcia era
sempre stato comprimario, negli Hermano il cantante per eccellenza dello
stoner ha modo di esprimersi al meglio, guidando con sicurezza una formazione
con ex componenti di Black Cat Bone e Orquestra del Desierto, tutta compresa
in una fumigante e fiammeggiante esecuzione di un punk stoner di grande
potenza: basti ascoltare l'iniziale "Cowboys Suck" e la finale "Angry
American". Un album "blues" nelle intenzioni, selvaggiamente punk rock
nei risultati.
Per fan di: Fu Manchu, Kyuss, Supersuckers
Cowboys
Suck (audio)
Angry
American (audio)
Sam Prekop - Who's Your New Professor? (2005, Thrill Jockey)
Sam Prekop, leader della sigla chicagoana postrock Sea and Cake, è uno
di quei musicisti sfuggenti, sempre a cavallo tra ambizioni indie rock
e scenari jazzistici e progressivi. I suoi pari per sensibilità e proposta
(Archer Prewitt, John McEntire, Bob Mazurek, tra gli altri) per combinazione,
suonano tutti su questo album che gioca con una delle ossessioni di
Prekop, la bossa nova. Atmosfere jazzy, insomma, (in)consciamente mediate
da una sensibilità "post", ma anche piacevolmente pop: Bacharach e Hazlewood
aleggiano come spettri buoni dopo essere stati liberati da Jim O'Rourke.
Per fan di: Jim O'Rourke, Tortoise, Cul De Sac
Showrooms
(audio, da "Sam Prekop", 1999)
Kinski - Alpine Static (2005, Sub Pop)
Con l'ultimo album dei Kinski si chiude un cerchio. Il grunge, che alla
Sub Pop era di casa, e prometteva scintille unendo hardcore e hardrock,
è ritornato di moda (prossimamente il nuovo album dei Mudhoney). Giunti
al quarto lavoro (senza contare uno split con Acid Mothers Temple),
i Kinski hanno un riffage che spazia tra AC/DC, Led Zeppelin e Blue
Öyster Cult, ma lo screziano di guitar noise e psichedelia. Non cedono
pressoché mai, volumi e potenza di emissione rimangono cattivi per tutta
la durata di questo lavoro robusto e fiero, e quando rallentano hanno
il respiro del migliore acid rock.
Per fan di: Sonic Youth, Soundgarden, Acid Mothers Temple
The
Wives of Artie Shaw (audio)
Black Mountain - Black Mountain (2005, Jagjaguwar)
Rispetto alla genia di indie band canadesi facenti capo all'etichetta
postrock Constellation, i Black Mountain di Vancouver suonano assai
meno pretenziosamente avant-garde. Guidati dal veterano della scena
indie locale Stephen McBean i Black Mountain suonano come un upgrade
dei Velvet Underground talvolta, mentre in altre occasioni sfoggiano
una curiosa affinità con Black Sabbath e Blue Cheer e la mistica musicale
zeppeliniana, per poi rifugiarsi in zone ancora più scure, dalle parti
dei Bauhaus. Il fatto è che nessuna delle canzoni rimane imbrigliata
nei suddetti riferimenti per più di pochi istanti.
Per fan di: Velvet Underground, Blue Cheer, Hawkwind
Druganaut
(audio)
Black Flag - Loose Nut (1986, SST)
Nell'ultima parte della loro carriera i Black Flag ingolfarono il catalogo
della SST con tre album (di cui "Loose Nut" risulta l'ultimo, e comunque
l'ultimo in studio) e una manciata di singoli ed EP. L'hardcore diretto
e brutale dei primi singoli di almeno sei anni addietro si era accartocciato
in un hardrock futuribile, sempre più vicino all'improvvisazione jazz
e alla ricerca di associazioni melodiche fredde e astratte. Eppure queste
canzoni (molte delle quali finiranno nell'ottimo live "Who's Got the
10½?" l'anno successivo) colpiscono duro, sono feroci, dissolute e narrano
del dolore della psiche di un "modern man" sempre più in difficoltà.
Chissà se consci di aprire la strada del grunge, i Black Flag si fecero
da parte, diventando leggenda "indie" e favorendo la carriera solista
di Henry Rollins.
Per fan di: Saccharine Trust, SWA, Minor Threat
Estratti
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