Preavy Rotation 81

by Andrea Prevignano

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Ordinary Boys, Foo Fighters, Pajo, Stuart Staples

The Ordinary Boys - Brassbound (2005, B-Unique)
Così giovani e così straordinariamente figli di puttana. Per questo piacciono a NME che già ad inizio 2004, quando uscì "Over The Counter Culture", li segnalò come cosa da tenere presente per il futuro (la Warner ci ha già pensato e li ha messi sotto contratto). Ora si ripresentano con un album brillante ma al quale manca ancora qualcosa per spiccare il volo. Il quartetto del Devonshire ha mangiato a colazione per un'intera adolescenza Jam, Clash, Attractions e Specials, ska, reggae e quant'altro, e si sente. Il recupero è filologicamente corretto e "Boys Will Be Boys" è irresistibile e mette voglia di ballare, ché sembra di tornare ai tempi della Londra multirazziale della fusione tra punk e reggae. Ma quello che è il suo pregio, è il suo difetto, e il lavoro suona impersonale. Alla terza prova potrebbero definitivamente trovare la loro strada.
Per fan di: Jam, Paul Weller, Maximo Park.
Boys Will Be Boys (video)

Foo Fighters - In Your Honor (2005, RCA)
Ritengo i Foo Fighters una della migliori pop band in circolazione. Non rock, attenzione, ma pop. Melodie accattivanti e grande energia: queste le caratteristiche di una buona pop band. I Foo Fighters, e i Nirvana prima di loro, sono grandi gruppi pop e il fatto che usino chitarre in distorsione non cambia la questione: i Thin White Rope erano una vera rock band. Ascoltare le differenze per ottenere la tara. "In Your Honor" è il più ambizioso e il più riuscito dei cinque album dei Foo Fighters in dieci anni di vita. Diviso in due parti, la prima elettrica e la seconda acustica, l'album mette in fila grandi canzoni pop grunge, qua urlate ed espettorate con grande potenza, là carezzevoli. E' un attimo che un lavoro che ospita Josh Homme e Norah Jones sia una brutta secchiata di canzoni gettata a caso. Invece c'è intensità, e grande tensione melodica.
Per fan di: Nirvana, Weezer, Queens of the Stone Age.
Best Of You (video)

Pajo - Pajo (2005, Domino)
Il più attivo tra i componenti dei leggendari e redivivi Slint ritorna questa volta firmandosi per cognome, con un pugno di canzoni lontane e sempre presenti, sulle quali una luce debole, quella del primissimo mattino, stende un velo. Lontano ma non troppo dalle precedenti parentesi (Papa M in particolare), David Pajo lavora su chitarre folk e laptop, creando melodie morbide, come la ballata younghiana "Oh No No", o "Ten More Days" che pare un ìncontro tra Drake e Tim Buckley, o ancora "Manson Twins" un arpeggio adagiato che sa di Simon & Garfunkel. Sullo sfondo corrono accenni di ritmiche sintetiche mai invadenti che mostrano come la tradizione folk possa accompagnarsi senza preoccupazioni con la tecnologia se usata con parsimonia. Anche quando la tensione si fa più palpabile (la velvettiana "Baby Please Come Home") la vera forza dell’album risiede più nello struggimento che nell’impatto strumentale.
Per fan di: Smog, Thefinger, Slint

Stuart A. Staples - Lucky Dog Recordings 03-04 (2005, Lucky Dog)
Pare che dopo l’uscita nel 2004 dell’ultimo lavoro dei Tindersticks, il cantante Stuart Ashton Staples abbia voluto recuperare quello spleen (non che l’avesse mai perso) e quella voglia di penombra che taluni intuivano persi nelle recenti prove del gruppo, addirittura organizzando l’etichetta Lucky Dog per tirare una linea netta tra la sua attività solista e quella con i suoi compagni. Staples in realtà non si discosta poi troppo dalle atmosfere urbane e decadenti di "Waiting For The Moon", solo contiene con una certa grazia il respiro orchestrale dei Tindersticks e ne riduce la teatralità per conquistare una dimensione ancora più intima, dove i fantasmi di Ian Curtis, e le presenze austere del Nick Cave di "The Good Son" e di Michael Gira sono più di un’impressione.
Nick Cave and the Bad Seeds, Angels of Light, Leonard Cohen
Friday Night/Say Something Now

Vv.Aa. - The Sexual Life Of The Savage (2005, Soul Jazz) La Soul Jazz, etichetta dedita alle ristampe, ha l'enorme merito di riscoprire anse del rock poco esplorate. Basta dare un occhiata al catalogo: Konk, ESG, A Certain Ratio, per citare il versante del postpunk più sconosciuto, e ancora vecchie tracce reggae da Studio One, culture clash newyorkese, free jazz e funk, il tutto raccolto in compilation curatissime e con vasti apparati. "The Sexual Life Of The Savage" è una raccolta di band che animarono la scena postpunk degli anni Ottanta di São Paolo, Brasile. Qui sfilano alcune delle più importanti realtà del rock alternativo brasiliano: As Mercenarias, Akira S, Fellini, Gang 90, Patife e molti altri. Ampio e interessante il booklet, come in tutte le produzioni della label. Il mondo non finisce con l'America e sovente ce ne dimentichiamo.
Per fan di: Arto Lindsay, Gang of Four, Pop Group
As Mercenarias - Inimigo (audio)
Gang 90 - Jack Kerouac

© Andrea Prevignano, Lorenzo Casaccia