Preavy Rotation 76

by Andrea Prevignano

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Neo, Oneida, Skullflowers, (Smog), Slits

Neo - La quinta essenza della mediocrità (2005, fromSCRATCH)
Come tutte le migliori realtà indie rock italiane i laziali Neo - from Terracina, LT - guardano all'America più marginale per creare nuovi linguaggi: l'America dei Neo è quella dei Minutemen, di John Zorn e degli Zu (italiani sì, ma ormai si fa fatica a non pensarli più genericamente come un prodotto internazionale di ottima fattura). Chiamatela no wave, jazz punk, avant-punk, qui si può ascoltare una cascata di frammenti jazzcore senza soluzione di continuità. Musica frenetica per cervelli attenti. vale la pena anche un'occhiata al sito della fromSCRATCH, www.fromscratch.it.
Per fan di: Minutemen, No Man, Painkiller

Oneida - The Wedding (2005, Rough Trade/Jagjaguwar)
I newyorkesi Oneida sono tra quelli per i quali è giusto nutrire un profondo rispetto, al di là dei propri gusti musicali. Il trio segue un percorso apparentemente randomico preferendo strade accidentatissime, psichedelia, rumore radicale, punk, elettronica, talvolta dedicandosi a uno in particolare tra questi sentieri, talaltra battendoli tutti con un'inesauribile sete di avventura. "Secret Wars" lo scorso anno rivitalizzò la new wave dei Devo in chiave hardrock; dopo qualche mese uscì "Nice./Splittin' Peaches EP", un'elucubrazione prog dai tempi e dagli spazi dilatati che spiazzò tutti i fan. Ora cercando il sincretismo estremo la band approda a "The Wedding", matrimonio appunto tra accidenti psych e una greandeur orchestrale i cui arrangiamenti per archi sono stati affidati a Brian Coughlin (Fireworks Ensemble). Fuori dalle regole e dalle strutture del rock. Post-post, se non mi facesse un po' impressione la sigla.
Per fan di: Trans Am, Dead Meadow, Blue Cheer
Run Through My Hair (audio)
Did I Die (audio)

Skullflowers - Orange Canyon Mind (2005, Crucial Blast)
Ostinazione. Non c'è altra parola per spiegare la caparbietà insensata con la quale Matthew Bower, chitarrista degli inglesi Skullflowers (titolare anche delle altrettanto feroci sigle Sunroof! e Hototogisu) continua a produrre dischi che sono sinfonie di rumore assoluto, e continua produrli con una passione quasi mistica. Sono passati ufficialmente quasi nove anni dall'ultimo "This Is" ma la materia quella rimane: stratificazione e calcificazione di assordante feedback arricchito di una vasta effettistica la cui modulazione produce melodie sub limine. Per fan di: Earth, Godflesh, Flying Saucer Attack
Annihilating Angel (audio)

(Smog) - A River Ain't Too Much Love (2005, Domino)
Dicono che Bill Callahan difetti in simpatia, un po' come quel Salinger dell'alt.country che è Will Oldham. Forse non l'antipatia ma una riservatezza coltivata all'estremo è il problema di Mr. Smog giunto al suo dodicesimo lavoro in dodici anni, "A River Ain't Too Much Love" registrato nei texani Pedernales Studio, dove è di casa Willie Nelson. Folk lavato nelpetrolio, storie di viaggi e natura inesorabile come in un romanzo di McCarthy. Rubo l'epigrafe del sito della Domino dedicata a (Smog) perché mi sembra davvero calzante della sua poetica: "Why's everybody looking at me/ Like there's something fundamentally wrong/ Like I'm a southern bird/ That stayed north too long/ Winter exposes the nests/ And I'm gone" (da "Palimpsest").
Per fan di: Leonard Cohen, Angels of Light, Palace Bros

The Slits - Live at the Gibus Club (2005, Castle Music/Sanctuary)
Non c'è niente di più punk dei colpi di tosse grassi seminati tra un brano e l'altro di questo CD da Ari Up, cantante delle Slits, icona del punk londinese al femminile, una che in quanto ad atteggiamento esistenziale stava all'estrema sinistra di Siouxsie. "Live At The Gibus Club" è la testimonianza di una performance della "all female band" dal vivo a Parigi nel gennaio 1978, quando le ceneri del punk si stavano già raffreddando. Sgangherate ma genuine, le Slits sarebbero approdate al debutto in studio l'anno seguente, aiutate da Budgie (Banshees) alla batteria, un curioso album dove il gruppo denuncia, come tanti all'epoca, un certo interesse per il dub e il reggae. Note di interno copertina del DJ giamaicano Don Letts che fu per un periodo il manager della formazione.
Per fan di: Siouxsie and the Banshees, X-Ray Spex, Raincoats
Estratti

© Andrea Prevignano, Lorenzo Casaccia