Preavy Rotation 73

by Andrea Prevignano

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Dance Disaster Movement, Howling Hex, Art Brut, Out Hud, Shangri-Las

Dance Disaster Movement - Snow On The TV (2005, Dim Mak)
Crudele, doloroso, terminale. Il secondo capitolo dei DDM, duo di Long Beach (Kevin Disco Litrow: chitarre, synth, electronics; Matt Howze: batteria e percussioni), lascia a bocca aperta per l'insensata ferocia. Il movimento della danza del disastro diffonde il verbo di un postpunk che si risolve in una sciabolata di rumore in faccia che mutua le impalcature ritmiche e "metalliche" dei Pussy Galore, i cubismi wave degli A Certain Ratio, la teatralità dustriale degli Einstuerzende Neubauten di "Strategien Gegen Architekturen". Un album disperato, urlato, pericoloso, mortale, della durata di poco meno di 20 minuti. Come scendere all'inferno e ballare al ritmo dell'Armageddon. Splendido nel suo odio ostentato.
Per fan di: Wolf Eyes, Sightings, Bullet in the Head
Get Back On The Starting Line (audio)

Howling Hex - All Night Fox (2005, Drag City)
Mi è capitato di dividere il palco (Milano, Tunnel, 1999) con Neil Haggerty e Jennifer Herrema, bellissima e drogatissima (chiese via fax poco prima dell’arrivo al locale la presenza di un medico o in alternativa medicinali ansiolitici), allora nei Royal Trux. Simpatici come due cambiali. Haggerty (ex Pussy Galore) lungo tutta la sua carriera non si è mai disfatto della sua passione insana per gli Stones che qui con gli Howling Hex (anche il titolo di un album comparso a suo nome, oltre ad altri due capitoli tutti pubblicati in vinile nel 2004) in qualche modo ritornano, torti, graffiati, bistrattati, sottoposti a una centrifuga in bassa fedeltà, a una registrazione che pare un incubo spectoriano. Se i Royal Trux erano più prevedibili e i Weird War più eclettici, gli Howling Hex tornano alle radici garage e attorno a esse costruiscono un’ossessione. Misteriosa la voce femminile non accreditata (la Herrema post cura Betty Ford? July McClure?).
Per fan di: Royal Trux, Jon Spencer Blues Explosion, Boss Hog

Art Brut - Bang Bang Rock And Roll (2005, Fierce Panda)
Quintetto di South London, gli Art Brut (il pittore Jean Dubuffet alla metà del secolo scorso coniò il termine per indicare le opere create senza intenzione artistica, bensì frutto di un istinto insopprimibile) al loro debutto dimostrano di sapere suonare con un certo brio un postpunk senza grandi sorprese ma limpido che in qualche modo può ricordare quel periodo di assestamento della scena rock inglese a cavallo tra Settanta e Ottanta, quando Jam, Ruts, Xtc e Stranglers dimostravano che era possibile superare la bidimensionalità del punk. La resa complessiva però è moderna, quello del recinto che NME con rinnovata smania catalogatoria ha già definito "arty rock". L'accento cockney spiccato rievoca la Londra proletaria di Gary Bushell.
Per fan di: Ikara Colt, Beat Up, Kaiser Chiefs
Formed A Band (video)

Out Hud – Let Us Never Speak Of It Again (2005, !K7 Records)
Secondo lavoro per questa formazione composta da personale di Chk Chk Chk e LCD Soundsystem che propone un electro rock che pesca dal synth-o-rama degli Ottanta – luogo comune di questi tempi, si è visto – e da suggestioni più moderne (il rock sintetico di Ratatat, DFA e quello dei gruppi di provenienza). La stagione del plastic pop sta ritornando, rivestita e pettinata a beneficio di un pubblico dalle fregole indie ormai annoiato. Neanche a farlo apposta contiene una cover dei sopraccitati Royal Trux, “Sweet Sixteen”.
Per fan di: LCD Soundsystem, Supersystem, Daft Punk
It's For You (audio) Dear Mr. Bush, There are over 100 words for shit and only 1 for Music. Fuck You, Out Hud (audio)

Shangri-Las - "The Best of the Shangri-Las" (1996, Mercury)
"Do you remember Hullaballoo/ Upbeat Shindig and Ed Sullivan too?" cantavano i Ramones in "Rock'n'Roll Radio" all'alba degli Ottanta ricordando i tempi gloriosi dei grandi pop/rock show televisivi e radiofonici che animavano gli ingenui Sixties americani. In quei Sessanta i gruppi vocali femminili, i girl group, ebbero una parte decisiva nello sviluppo della musica leggera. Non è un caso che a produrli ci fosse Phil Spector come poco meno di vent'anni dopo fosse al fianco proprio dei Ramones. Insieme a Shirelles, Ronettes e Chantels, le newyorkesi Shangri-Las (Mary e Liz Weiss, e Marge e Mary Ann Ganser) furono protagoniste di quel periodo in cui ballate "bubble", facili melodie, una produzione ridondante in stile wall of sound, e grandi armonizzazioni vocali riempivano l'etere accompagnando il quotidiano dei teenager e quello dei loro fratelli maggiori che si facevano uccidere in Vietnam. Le Shangri-Las, dal look aggressivo, di pelle vestite, vissero una stagione di grande successo tra il 1964 e il 1968 pubblicando decine di singoli di grande successo tra cui la celebre "Leader of The Pack", "Remember (Walking In the Sand)", "Give Him A Great Big Kiss", "Out In The Streets", e un album ("Shirelles '65") a raccogliere alcune di queste come altre "death song", strazianti ballate dove la malcapitata ragazza di turno si toglieva la vita per lo struggimento di un amore impossibile. Canovaccio romantico che ai tempi andava per la maggiore. La presente raccolta "The Best of the Shangri-Las" è tra le più esaustive nel marasma del loro catalogo dispersivo. Le ragazze, catapultate adolescenti nel successo, ritorneranno a vita privata di lì a poco, e Mary Anne morirà nel 1971.
Per fan di: Ronettes, Shirelles, Dixie Cups
Estratti

© Andrea Prevignano, Lorenzo Casaccia