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Avanguardia o manierismo?
Geni non abbastanza riconosciuti o mestieranti sopravvalutati?
Pietra miliare o truffa undergound?
Se c’è una band del microcosmo indipendente che fa discutere, sono i

TORTOISE


by Lorenzo Casaccia, 2001 ©

 

Parlare con John McEntire è già un’emozione. L’uomo che, come produttore o session-man, sta dietro una mezza dozzina di dischi non meno che ottimi chiacchiera affabile dal gelo di Chicago, al cadere dell’anno 2000, rendendo più facile un’intervista “difficile”, visto che la promozione del disco nuovo. "Standards" impone un serrato tour de force di colloqui…

Quante interviste hai già fatto oggi?
Boh, sei-sette, credo.

Ti senti come una rock star?
No. Mi sento stanco.

Sempre le stesse domande?
Sempre le stesse… tutte le volte.

Ok, se te ne farò qualcuna troppo noiosa, saltiamola pure. Dapprima una mia curiosità. Posso chiederti quanto ha venduto TNT?
In tutto il mondo, centomila copie.

E’ parecchio…
Oh sì, è tantissimo (si esalta, ndi). Gli altri dischi hanno venduto comunque abbastanza, ma più lentamente., lungo gli anni.

La vostra musica, in generale, è stata spesso accostata a certo jazz, ma è un accostamento con cui sono in disaccordo. Io la avvicinerei più alla classica, per la sovrapposizione verticale degli elementi…
Sì sì, giusto... Sono d’accordo. Se la metti su questo piano, è giusta questa lettura. Anche se penso che in fondo siamo un gruppo rock…

… certo ma la mia interpretazione è volutamente in opposizione con al definizione jazz-rock.
No, no, non è jazz-rock.

Ti ricordi il vostro concerto a Torino nel 1998?
Un festival terribile…. era un festival all’aria aperta, no?

Sì, c’eravate voi e un gruppo punkpop (i Prozac, ndi)
Mi ricordo, il pubblico era composto praticamente solo dai kids che aspettavano il gruppo successivo facendosi delle canne. Ci hanno odiati. C’erano dieci persone che ci ascoltavano. Gli altri non sapevano nemmeno cosa stesse succedendo.

Pensa che ero uno di loro (uno di quelli che ascoltavano, non di quelli che si sparavano una canna, ndi). Veniamo ad altro. Lo scambio di strumenti sul palco all’interno dei singoli pezzi… secondo me rimarrà una cosa importantissima anche oltre le intenzioni, forse: l’annullamento, l’appiattimento…
Beh, grazie del complimento! Penso che non avessimo veramente delle “intenzioni” rivoluzionarie in sé e per sé. La cosa nasce dal fatto che ognuno di noi ha delle idee diverse ed applicabili a vari strumenti. Dal punto di vista visivo, sì, forse è una cosa che colpisce.

Quanto è importante per te Steve Reich e la sua Music For Mallet Instrument? Ne sento echi ovunque: all’inizio di “Suspension Bridge”, alla fine di “I Set My Face”, in “Ten-day Interval”, solo per citare da “TNT”.
Reich mi piace molto. Il pattern dei pezzi che hai citato è sicuramente influenzato da lui ma in genere in Reich non c’è evoluzione armonica, almeno di solito, cosa che è presente invece in “I Set My Face To The Hillside”, dove vedrei soprattutto un’impronta di Morricone…

…la domanda successiva era proprio su Morricone – ci sono molti temi morriconiani: in “Along The Banks Of River” (da “Millions”), “I Set My Face”, e “Black Jack” dall’ultimo… ma dopo un inizio new age! Sto delirando?
Ti sembra new age l’inizio di “Black Jack”? Mah…curioso! Ho conosciuto Morricone dai film, come tutti. Poi sono risalito a tutto il suo materiale. Mi piace soprattutto la sua musica di fine ‘70 e inizio ’80, ma anche i suoi lavori di musica da camera.

“Millions Now Living Will Never Die” era costruito attorno ad unico pezzo, “Djed”, con cui si potevano fare 4-5 brani: a tutti è sembrato un omaggio alla struttura dei dischi di venti anni prima…
Sì, in “Djed” c’erano tre temi particolari ma di piccole dimensioni e volevamo trarne il massimo possibile, facendoli collidere. E, sì, il disco era strutturato in modo da essere una specie di omaggio alla struttura di certi dischi del passato, dove c’era un brano molto lungo e gli altri a mo’ di corona.

Una domanda più personale. Trovo che la musica dei Tortoise sia sempre stata data dalla somma di vari mood diversi e ben definiti. In ogni disco ne è prevalso uno piuttosto che un altro. Così i primi tre dischi sono sempre apparsi molto vari pur basandosi sulle stesse componenti. Immaginando che ogni componente sia il riflesso di ognuno di voi, vuol dire che da un disco all’altro sono cambiati dei “rapporti di forza” all’interno del gruppo?
No, non direi. Come sai ci sono stati cambi nella line-up, con Bundy (Brown), Dave (Pajo), … ma direi che i rapporti tra di noi all’interno del gruppo sono sempre gli stessi. E’ stupefacente, vero? Sono passati otto anni ma la maniera in cui lavoriamo e in cui approcciamo il fatto di fare un disco nuovo è praticamente sempre la stessa. Il fatto che di volta in volta prevalga un elemento piuttosto che un altro è il risultato di un sentire comune piuttosto che del fatto che in un certo disco sia una certa persona a proporre la maggior parte del materiale, o dell’influenza più o meno marcata di un singolo membro del gruppo.

“Standards” è un disco molto più affidato alla tecnologia. Penso a “Eden 2”, “Firefly”, “Monica”…
Beh, si impara continuamente…

Imparare significa usare la tecnologia?
O usarla meglio. O usarla per ottenere quello che vuoi ottenere. Poi dovrebbe essere qualcosa di trasparente. Il prodotto finito non dovrebbe far trasparire un uso maggiore o minore della tecnologia...

Sì ma il mio lavoro è di “smontare”, di rendere meno trasparente quello che è trasparente!
Scusa! (risate)

Sembra che ci sia qui e là un lato più ironico. “Eros” sembrava la “solita” rilettura di Reich, mi dicevo, ma poi incespica, si trasforma in altro… Anche certe soluzioni elettroniche…
Sono contento che tu l’abbia notato! Spesso si parla di noi come di persone senza il minimo sense of humour. Come dei musicisti di avanguardia molto seri, seriosi… Ma non è vero! Penso che ci sia molto humour sia nei Tortoise come gruppo sia in noi come singoli individui, e nella musica che facciamo. Io mi diverto!

Apprezzo il lato ironico come contraltare di una scena che a volte si prende molto sul serio, a mio avviso. Conosci Eternals e Bablicon?
Sì gli Eternals li conosco. I Bablicon chi sono? (non capisce neanche il nome: cerco di spiegargleilo, ndi). Trovo sia importante saper fare un passo indietro, guardare a quel che si è fatto e avere una prospettiva non soltanto seria riguardo al lavoro svolto: questo, in generale.

Alla fine invece c’è “Speakeasy” che ha quel suono di basso quasi a fare un passo indietro ai lavori precedenti.
E’ più una faccenda di produzione, e di contingenze pratiche, come spesso capita in questi casi. C’era una situazione migliore per mixare. TNT poteva venire molto meglio da questo punto di vista, rispetto a come l’hai sentito. Più che di soldi è stato un problema di circostanze. L’abbiamo fatto nel mio studio a casa, e adesso quello studio l’ho rifatto da cima a fondo. E’ tutto nuovo. Adesso riusciamo a fare molto meglio quello che vogliamo.

Cosa pensi degli Storm & Stress? Adoro quel loro essere così “innocenti”, come si autodefiniscono, e metafisici.
Sì mi piacciono tantissimo. Una delle cose che mi piace di più di loro è proprio questa mancanza di rispetto per ogni concetto di forma e di struttura…

…anche in “Standards” è in qualche modo protagonista la destrutturazione dei brani.
Sì (appare deciso, ndi). Volevamo staccarci dal vecchio clichet, volevamo brani meno austeri.

E invece che pensi del disco solista di Tara Jane o’Neil?
Non l’ho sentito…

E’ molto meglio di Sonora Pine e Retsin. E’ una Joni Mitchell aggiornata alla scuola di Louisville…
Davvero! Ah, interessante…me lo devo procurare.

Adesso voglio essere provocatorio: Kevin Drumm mi ha detto recentemente che considera la musica del vostro giro di Chicago smooth jazz (negli USA la parola indica un jazz soffice e radiofonico, concettualmente prossimo a certa new age, ndi).
Smooth jazz!? (sorpreso, ndi). Kevin ha detto questo? Smooth jazz è veramente una specie di insulto…

Sì, lo so, tra gli altri gli avevo nominato proprio Eternals e Bablicon.
Devo cercare di capire chi sono questi Bablicon… Mai sentiti… (gli ri-spiego chi sono, ndi). Penso che Kevin stesse cercando di essere divertente… devi sapere che lui è un tipo spassosissimo….

Io l’ho conosciuto con Dean Roberts, ma dei due Drumm sembrava quello serio. Roberts invece si è innamorato dell’Italia.
No, Kevin recitava, recitava…. C’è anche un nostro promoter che ha la ragazza italiana e adesso è lì da voi. Meglio che essere qui a Chicago. Pensa che adesso c’è un metro di neve e dieci gradi sottozero…

Come vai da un posto all’altro?
E’ impossibile. Ci vogliono ore… Meglio stare in casa o in studio tutto il giorno. Incredibile.

Domanda normale: ci saranno remix?
Per ora non abbiamo progetti: vedremo in futuro. Non decidiamo mai subito.

Hai mai pensato a remixer più “di consumo”?
Uhm… un remixer di consumo non mi piacerebbe molto….

A me piacerebbe vedervi remixati da Aphex Twin.
Lui sì, mi piacerebbe sicuramente.

Mettiamo che chiami i Tortoise a fare i Dj a una mia festa… dimmi qualche pezzo o disco che metteresti.
A dire il vero oggi non facciamo più i Dj come una volta… prima era soprattutto John (Herndon, ndi) a farlo. Io metterei r’n’b e disco.

Niente techno?
No. Magari un po’ di house. Moodymann.

Ti piace andare nei club?
No, mi piace stare a casa.