IL 2003 IN RASSEGNA

di Lorenzo Casaccia ©

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DI VIAGGI E RACCONTI

Arriva la fine dell'anno e come sempre il critico si trova a fronteggiare l'ingrato compito che si e' autoassegnato, quello di riassumere una annata musicale di cui ha capito poco o nulla. Cominciamo subito con il dire che nel 2003 il rapporto di chi scrive con la musica da ascoltare e' stato all'insegna della' piu' schizofrenica modernita'.

Gia' lo sforzo di mettere la musica americana nel suo contesto richiederebbe una certa dedizione, inclusa la lettura di riviste e romanzi che quel contesto lo formano. Ma passare incessantemente da un contesto all'altro attraverso i lounge degli aeroporti di mezzo mondo - come ci e' capitato di fare - sembra poi incarnare quella centrifuga del presente che viene indicata come cifra stilistica di cosi' tanti artisti. Si e' rimbalzati dal Brasile al Piemonte, dal Portogallo alle Everglades, dal Pacifico all'Atlantico, trascinando con se' un improbabile walkman di silenzi e rumori, di sperimentazioni e di avanguardie.

Per chi scrive, quindi, il 2003 e' inevitabilmente plasmato da questa sovrapposizione di contesti. Altrettanto inevitabilmente, il ricordo musicale piu' forte non appartiene a un disco - e come potrebbe? - ma appartiene a un luogo, i vicoli e alle piazze di Coimbra. Appartiene alla loro Festa della Musica, ai cori di studenti appoggiati ai balconi in abito tradizionale (e in Portogallo e' una tradizione splendida), ai quartetti d'archi ascoltati tra una piadina e un bicchiere di vino (senza marchi di sponsor), alla musica-teatro, alla musica-installazione artistica, alla musica infantile e bambinesca.

Il ricordo piu' bello del 2003, e strettamente personale, appartiene alla musica vista infine come espressione popolare e come manifestazione di gioia.

 

iMusic

Sara' un caso, ma l'evento musicale piu' rilevante dell'anno non e' poi cosi distante dalla Coimbra che mi ha cosi' affascinato. Solo apparentemente cambiamo argomento dicendo che il 2003 e' stato l'anno in cui si e' parlato con vigore di Apple, iPod, e iTunes.

La Apple e' la leggendaria compagnia di Steve Jobs che, dopo aver inventato il personal computer, l'interfaccia a finestre, e il mouse, si e' fatta infinocchiare da Bill Gates, per poi ritornare alla carica alla fine degli anni '90 introducendo il design nell'informatica con l'iMac. L'iPod e' il lettore portatile di mp3 dall'aspetto accattivante (un oggettino bianco come il latte che aspira a diventare l'equivalente dello stile Nokia per i cellulari) e dalla memoria spropositata (decine di Gbyte, cosicche' vi potete portare appresso una decina di discografie complete ogni volta che uscite). iTunes e' il sito aperto dalla Apple e che permette di scaricare mp3 a pagamento: 99 cents a brano e 9.99 dollari per un album intero. Fanno gia' parte dell'operazione quasi tutte le major e la maggior parte delle indie. Algoritmi di cifratura relativamente nuovi, detti DRM (e non facilmente craccabili per loro stessa natura) permettono di passare cio' che si e' scaricato a un numero limitato di amici, ma non di piu'. Come a dire: legalizziamo un po' di pirateria, ma non troppa, sperando che questo permetta di ricavarne qualche soldo. Pare che iTunes stia andando molto bene.

Il tutto ovviamente con buona pace della qualita' d'ascolto (in ovvio peggioramento dal CD all'mp3). Ma tant'e', quando saremo vecchi si ascolteranno solo piu' mp3 e a nessuno verra' in mente di controllare la differenza. Continueremo allora di parlare della qualita' superiore di una cosa che si chiama CD e ci guarderanno con compassione, poveri vecchi che agitano le braccia davanti ai mulini a vento.

Se siete confusi, ed e' la prima volta che leggete queste cose, prendetevela con la vostra rivista musicale preferita. Come gia' altri hanno scritto - su tutti l'amico e re del corsivo Stefano Bianchi - il futuro potrebbe essere nient'altro se non un ritorno al passato. Proviamo a immaginare qualche coordinata:
- Fine dell'album come "raccolta di canzoni".
- Fine del concetto di "filler".
- Diffusione della musica delle star (inclusi gli indipendenti che aspirano ad essere star) attraverso il meccanismo dei singoli (via scaricamento da rete).
- Sopravvivenza dell'album solo per determinate nicchie (composizioni jazz elaborate, avanguardie varie).
- Sopravvivenza degli ultraindipendenti legata esclusivamente al concerto dal vivo e al passaparola orale, come si e' fatto per centinaia d'anni e come e' "naturale" (vedi Coimbra). Peraltro, non e' gia' quasi cosi'?

Altre idee?

 

THAT KISS

Ma vi sento che chiedete: e la musica? La musica. Quella noiosa appendice alle sinergie tra spot pubblicitari, film e catene d'abbigliamento. Per fortuna che ogni tanto c'e' qualcosa a ravvivare l'ambiente. Tra vent'anni la foto che riassumera' l'anno musicale sara' quella del bacio dell'anno. Madonna e Britney. New York, Agosto 2003. Caso vuole che fossi quel giorno fossi a NY, per la cronaca.

Non so perche', ma nel commento di fine anno finiamo per parlare sempre di Britney. Un grazie a Miss Spears per darci sempre qualche bell'argomento di discussione. Un altro grazie per essere sempre piu' l'epitome dell'American teenager che diventa l'American woman.Speriamo si mantenga in buona salute, perche' sono curioso di sapere che s'inventa tra cinque anni.

Nel 2003 Britney voleva rendere piu' "attraente" la sua immagine: to sex up dicono gli inglesi. E sicuramente in questo campo ha rivaleggiato alla grande con il sexing up piu' celebre di questi dodici mesi, quello di Alastair Campbell e del governo Blair sull'affaire delle armi di distruzione di massa, conclusosi poi con il suicidio di David Kelly. Se non sapete di cosa sto parlando, e a quale sexing up mi riferisca, e' la prova che quest'anno avete letto troppe riviste di musica e troppo poco il giornale.

 

L'HIP HOP...

Due nomi per l'hip hop: Jay-Z e 50 Cent. Jay-Z ha fatto uscire due volte lo stesso disco in un anno. La prima volta era un doppio. La seconda volta l'ha scremato di meta' dei brani, ci ha aggiunto qualche inedito (leggi: scarto), e l'ha pubblicato in un solo CD in una gold edition a sei mesi di distanza. Ed ha fatto il doppio dei soldi. Un genio.

Per 50 Cent la cosa e' piu' complessa perche' si prende veramente sul serio. Come ha detto il buffone che presentava gli MTV Video Music Awards, "50 Cent e' diventato famoso perche' gli hanno sparato sei volte e non l'hanno ammazzato. Ecco a che punto siamo arrivati". L'ha detto lui che e' "parte" di quel gioco, non io.

Ma dall'hip-hop escono ormai tante storie diverse. Su tutte, un singolo memorabile di Beyonce', "Crazy In Love", tra le cose musicalmente piu' coraggiose dell'anno. Lo senti la prima volta ed e' quasi una cacofonia, con quei fiati sempre piu' forti, sempre piu' invadenti. Arrivi a fine anno e non te la togli piu' dalla testa. Tanto di cappello ai produttori. Dall'altro lato Dizzee Rascal, la risposta nera (e inglese) al capolavoro bianco (e inglese) di The Streets. Entrambi fortemente consigliati.

L'hip hop bianco ha invece regalato poco di memorabile. E' stato bello e significativo intervistare Why? e Odd Nosdam tra i neo-hippies di Berkeley mentre San Francisco era in un caos pacifista, ma i loro dischi non mi sono rimasti impressi come le loro parole. Aesop Rock e Atmosphere hanno raccolto copertine su copertine, ma, come spesso accade in questi casi, stiamo parlando di dischi buoni ma non geniali.

 

... E LA MUSICA CHE PASSA ALLA RADIO

Negli States si sente un sacco di hip hop alla radio, quindi mi viene naturale divagare per qualche riga sulle programmazioni radiofoniche.

In America accendi la radio e senti 50 Cent che ti parla di sparatorie e droga. In Italia accendi la radio e senti Le Vibrazioni (che - non ridete - sono per lo meno espressione di una tradizione che passa attraverso il recupero della melodia aperta, del canto "forte", degli arrangiamenti da balera).

In America accendi la radio e senti i Creed, i Linkin Park e tutti gli altri cloni dei cloni, incazzati non sai mai contro chi, contro cosa. In Italia accendi la radio e senti il pop di Giorgia, senti accenti sudamericani, senti cantanti che non danno l'idea di voler menare le mani un secondo si' e l'altro anche.

La radio americana promuove machismo. La radio italiana promuove allegria. Un caso? Mi chiedo seriamente se coloro che studiano e confrontano le due societa' non dovrebbero ascoltare di piu' le radio commerciali.

 

TOP TEN

La top ten (anzi top 20) di quest'anno di trova a questo link. C'e' anche un commentino accanto a ogni disco, il che mi fa risparmiare spazio in questa sede.

Rende anche il lavoro piu' facile. Per un motivo o per l'altro, quest'anno non ho avuto una bella manciata di dischi veramente entusiasmanti come, tanto per fare un esempio, nel 2001 (a memoria: Daft Punk, Retsin, Cannibal Ox, Lofty Pillars, e se vogliamo pure Bjork, Nathalie Derome e Nick Cave, tutti dischi diversi tra di loro). L'anno scorso, poi, avevamo quantomeno assistito all'assorbimento dell'indie rock nel corpo del pop commerciale. I miei riferimenti a Avril Lavigne avevano suscitato diverse risposte, ma, anche alla luce della Pink del 2003, non posso che confermarli.

Nel 2003 ho invece tra le mani Cat Power, i Books, un disco di jungle brasiliana, uno di avanguardia vocale norvegese, uno di classica moderna, e i Radiohead. Nessuno di questi mi fa veramente voltare la testa, anche se ve li potrei consigliare tutti. Sbadigliando, continuiamo a stare alla finestra.

Mi diverto sicuramente di piu' a scrivere di quello che c'e' intorno alla musica: la Apple, lo spettacolo, i meccanismi dell'industria musicale. A proposito, occhio alla prossima pletora di collaborazioni tra artisti (duetti, eccetera) che fara' seguito alla fusione di Sony e BMG, altro evento dell'anno. Come dite, ve la siete persa? Di nuovo, chiedete conto alla vostra rivista musicale favorita...

E se mi e' sfuggito qualcosa di veramente clamoroso (vedi l'elenco delle recensioni), fatemelo sapere, please.

 

RISTAMPE 1: IMPROV

Per me il 2003 e' stato invece un anno di ristampe. Spero lo sia stato anche per voi perche' sopra a ogni disco "nuovo" metto le ristampe Atavistic dell'improv europea degli anni '70.

Un mazzo di dischi, in continuo aumento, di Brotzmann, Parker, Bennink, Schlippenbach, Van Hove e compagnia. Una musica veramente aliena (jazz? classica moderna? avanguardia?), un movimento impenetrabile dietro alla cortina fumogena della collaborazione e delle formazioni multiple sempre uguali ma sempre con nome diverso. A parte i classici lavori di Brotzmann ("Machine Gun", "Balls") mettiamo sul piedistallo "Hunting The Snake" del Von Schlippenbach Quartet, l'avanguardia piu' libera, sanguigna e inafferrabile di ieri, oggi e domani.

 

RISTAMPE 2: TRAIETTORIE DI GIOIA

L'altra ristampa veramente degna di nota, a parere di chi scrive, e' il doppio "Voice Is The Original Instrument" di Joan Labarbara. La Maja Ratkje di quest'anno non potrebbe esistere senza la Labarbara, vertice della triade classica dell'avanguardia vocale che include anche Meredith Monk e Diamanda Galas.

Di tutte, Joan e' quella che ha prestato al genere la voce piu' solare e piu' istintiva. Pubblicava per una etichetta dal nome splendido, Lovely Music, perche' l'avanguardia si puo' - letteralmente - amare. Le foto della ristampa la ritraggono sorridente, con le cuffie sul caschetto di capelli e le spalle scoperte. Me la immagino cosi', rilassata e allegra, mentre improvvisa i volteggi di "Les Oiseaux Qui Chantes Dans Ma Tete" inseguendo le traiettorie di gioia nella sua testa.

Voglio concluderlo cosi', questo disordinato riassunto del 2003. Su questa gioia, tanto uguale e tanto diversa da quella di Coimbra su cui ho aperto.

Lorenzo Casaccia
Frassineto Po
29 Dicembre 2003